Bosch 6: Los Angeles da sfondo ad un pericolo incredibile
Nella sesta stagione di Bosch, il detective di Los Angeles procede con un doppio caso. E la riuscita dello sdoppiamento di trama è ottima
Man mano che è andata avanti, si è consolidata sempre di più nelle grazie degli spettatori di Prime Video. Per molto tempo è stata (ed è tuttora) una serie di punta del pacchetto Amazon. Ed una volta all’anno, l’appuntamento è fisso. Si ritorna tra le strade infuocate di Los Angeles, tra criminali di ogni tipo, omicidi, rapimenti e commistioni anche politiche. Perché Bosch è tutto questo, è un vero e proprio “melting pot” di vari elementi.
La penna di Michael Connelly, del resto, la conosciamo bene. Sappiamo bene quanto la sua scrittura può essere tagliente e affilata come la lama di un rasoio. E nella trasposizione su schermo, queste caratteristiche restano pressoché immutate. Merito anche di una sceneggiatura che ricalca perfettamente l’anima dei libri, rendendo il detective della polizia il volto stanco ma determinato della versione odierna della Città degli Angeli. Ed è interessante come Amazon Prime Video sia riuscito perfettamente a traslare di quasi 30 anni la sua immagine senza che le caratteristiche principali fossero intaccate. E così, dopo un’avventura di ben sei anni, si appresta a salutare il circolo alla prossima tornata.
Con la settima stagione, infatti, Bosch darà il suo addio ufficiale al pacchetto del servizio streaming, lasciando così un bel buco. E così, la sesta stagione assume anche una sorta di valore di transizione, un trasporto verso la fine dell’avventura tra le strade di Los Angeles. Ancora una volta, alla guida del cast c’è l’attore che ormai è diventato un tutt’uno con il suo alter ego, quel Titus Welliver che da Breaking Bad in poi ha cominciato a macinare senza fermarsi.
La minaccia terroristica
La vicenda della sesta stagione di Bosch parte da un piglio leggermente diverso rispetto alle altre. Infatti, sono passati undici mesi dagli eventi della scorsa stagione e il detective sta ancora indagando sull’omicidio irrisolto di Daisy Clayton, per mantenere una promessa fatta alla madre della ragazza. Nel frattempo, però, lui e il collega Jerry Edgar (Jamie Hector) restano coinvolti in un altro caso, dove il destinatario è l’intera città di Los Angeles. Qualcuno, infatti, ha rubato i componenti per realizzare una “dirty bomb“, ordigno composto da materiale radioattivo ed esplosivi convenzionali.
Inutile dire che a tremare è l’intera Los Angeles. Il detective Harry Bosch cerca anche di tenere al sicuro la figlia Maddie (Madison Lintz), il cui percorso nell’ambiente giuridico è in continua evoluzione. Come se non bastasse, inoltre, deve fare i conti con le ambizioni politiche di Irvin Irving (Lance Reddick), che da capo della polizia losangelina ora aspira alla carica prestigiosa di sindaco della città.
Intrighi politici e complottistici all’orizzonte per una stagione ad alta tensione.
Un formato solido
La caratteristica che più è stata apprezzata da sempre di Bosch è la sua inestricabile compattezza. La serie, anche nella sua sesta stagione, si conferma molto fedele alla struttura dei romanzi di Michael Connelly, ricalcandone lo spirito e le modalità. Il punto di forza, però, sta soprattutto nell’approfondimento psicologico dei personaggi e nei loro mutamenti/crescite di stagione in stagione. E così, la serie diventa una sorta di viaggio negli abissi della mente umana, in cui anche e soprattutto Los Angeles assume un ruolo fondamentale, come fosse un ulteriore personaggio.
La sceneggiatura di Eric Overmyer è di ferro, ben costruita e non lascia nulla al caso. La vicenda è caratterizzata da toni vividi, credibili. Sembra di essere trasportati a piè pari nelle pagine scritte da Connelly, e già questo è un grandissimo punto di vittoria per l’intera serie. Come se non bastasse, poi, a farla da padrone sono le interpretazioni del cast di Bosch.
Se di Titus Welliver ormai è superfluo parlare (sembra come se si sia cucito addosso il vestito da detective “duro”), senza dubbio la vera sorpresa della stagione è rappresentata da Madison Lintz, cresciuta a dismisura nel suo percorso. Ormai l’attrice ha sicurezza da vendere, e la mostra tutta su schermo dove nelle sue scene tirannizza la scena.
L’aspetto tecnico
Certo, non tutto eccelle in Bosch. Anzi, si riscontra un aspetto preoccupante nella tecnica della serie TV. Infatti, se le ambientazioni e le scenografie sono rese in maniera eccellente da una Los Angeles quanto mai pericolosa, di contro la regia non riesce ad andare di pari passo con lei.
Complice anche l’alternarsi di vari nomi dietro la macchina da presa, lo stile durante le puntate cambia continuamente, e passa dalla fluidità di alcune sequenze (come la prima sparatoria nella prima puntata) alla legnosità di altre. Non è ovviamente un dramma, ma probabilmente per fare il salto di qualità definitivo, ci si aspetta anche un notevole passo dal punto di vista tecnico.
Niente di preoccupante e soprattutto niente di irrimediabilmente compromesso. C’è ancora un’altra stagione per riparare agli errori e regalare alla serie una fine più che dignitosa. La missione di sceneggiatori e registi è davvero ardua. Riusciranno a compierla?
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