15 Marzo 2016 - 19:33

Caso Regeni, Pignatone: “Egitto vuole collaborare”

Caso Regeni

Le dichiarazioni del Procuratore di Roma dopo il positivo incontro svoltosi ieri al Cairo. Intanto l’autopsia sul corpo di Regeni ha confermato la presenza di ustioni, abrasioni e lividi provocati da corpi solidi

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Presenza di fratture, abrasioni ustioni e lividi provocati da colpi inferti con corpi solidi o con superficie ruvida. E’ questo l’esito dell’autopsia eseguita sul corpo di Giulio Regeni e confermata ieri dalla Procura Generale egiziana ai magistrati italiani nel corso dell’incontro tenutosi al Cairo e durato oltre due ore.

Oggi il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ha confermato “l’impegno delle autorità egiziane, che hanno ovviamente la responsabilità e il compito delle indagini, di fare ogni sforzo per accertare i responsabili di un delitto eccezionalmente grave, complesso e consumato con efferata ferocia”. Caso Regeni

Pignatone ha poi aggiunto che durante l’incontro di ieri il procuratore generale egiziano Nabil Sadeq “ha ringraziato magistrati e polizia italiana e ha affermato la volontà di intensificare la collaborazione reciproca che si intensificherà in uno scambio di atti. Da parte nostra -spiega Pignatone- trasmetteremo la relazione dei medici legali che hanno eseguito l’autopsia in Italia con tecniche molto avanzate, che potrà essere preziosa per ricostruire i tempi e le cause della morte di Giulio Regeni”.

Il procuratore di Roma ha infine ribadito come “il giovane Regeni era ospite in Egitto ormai da diversi anni, ed è la migliore conferma che da parte delle autorità egiziane non ci fosse nessun dubbio e nessuna perplessità sulla sua figura e sul suo impegno”.

Al momento si  continua ad indagare a 360 gradi senza escludere nessuna pista e a breve è previsto un nuovo incontro a Roma tra gli investigatori delle due Nazioni, con da un lato i Carabinieri del Ros e dall’altro la Polizia egiziana.

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