Caso Regeni, Pignatone: “Egitto vuole collaborare”
Le dichiarazioni del Procuratore di Roma dopo il positivo incontro svoltosi ieri al Cairo. Intanto l’autopsia sul corpo di Regeni ha confermato la presenza di ustioni, abrasioni e lividi provocati da corpi solidi
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Presenza di fratture, abrasioni ustioni e lividi provocati da colpi inferti con corpi solidi o con superficie ruvida. E’ questo l’esito dell’autopsia eseguita sul corpo di Giulio Regeni e confermata ieri dalla Procura Generale egiziana ai magistrati italiani nel corso dell’incontro tenutosi al Cairo e durato oltre due ore.
Oggi il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ha confermato “l’impegno delle autorità egiziane, che hanno ovviamente la responsabilità e il compito delle indagini, di fare ogni sforzo per accertare i responsabili di un delitto eccezionalmente grave, complesso e consumato con efferata ferocia”.
Pignatone ha poi aggiunto che durante l’incontro di ieri il procuratore generale egiziano Nabil Sadeq “ha ringraziato magistrati e polizia italiana e ha affermato la volontà di intensificare la collaborazione reciproca che si intensificherà in uno scambio di atti. Da parte nostra -spiega Pignatone- trasmetteremo la relazione dei medici legali che hanno eseguito l’autopsia in Italia con tecniche molto avanzate, che potrà essere preziosa per ricostruire i tempi e le cause della morte di Giulio Regeni”.
Il procuratore di Roma ha infine ribadito come “il giovane Regeni era ospite in Egitto ormai da diversi anni, ed è la migliore conferma che da parte delle autorità egiziane non ci fosse nessun dubbio e nessuna perplessità sulla sua figura e sul suo impegno”.
Al momento si continua ad indagare a 360 gradi senza escludere nessuna pista e a breve è previsto un nuovo incontro a Roma tra gli investigatori delle due Nazioni, con da un lato i Carabinieri del Ros e dall’altro la Polizia egiziana.
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