24 Aprile 2016 - 12:32

Chernobyl, 30 anni dopo il disastro

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Il disastro di Chernobyl è stato il più grave incidente mai verificato in una centrale nucleare. È uno dei due incidenti più catastrofici

[ads1] Il disastro di Chernobyl, avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1.23 circa, presso la centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina settentrionale (all’epoca parte dell’URSS). Le cause furono indicate in gravi mancanze da parte del personale, in problemi relativi alla struttura e alla progettazione dell’impianto stesso e nella sua errata gestione economica ed amministrativa.

Nel corso di un test definito “di sicurezza”, il personale si rese responsabile della violazione di molteplici norme di sicurezza, portando ad un incontrollato aumento della temperatura del nocciolo del reattore n. 4 della centrale. Ciò determinò la scissione dell’acqua di refrigerazione in idrogeno e ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Il contatto dell’idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l’aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione, che provocò lo scoperchiamento del reattore che a sua volta innescò un vasto incendio.

La squadra capitanata dal tenente Vladimir Pravik arrivò sul luogo del disastro per prima,con il comando di spegnere un incendio causato da un corto circuito. Non erano stati informati della tossicità dei fumi e del materiale caduto dopo l’esplosione nell’area circostante la centrale. Pravik morì il 9 maggio 1986.

Una nuvola di materiale radioattivo che fuoriuscì dal reattore, ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole e rendendo necessaria l’evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l‘Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia, toccando anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America. L’emissione di vapore radioattivo cessò sabato 10 maggio 1986.

chernobylIl governo sovietico inizialmente cercò di tenere nascosta la notizia di un grave incidente nucleare. Impiegarono diversi giorni per rendersi conto della gravità del fatto.

La mattina del 27 aprile, nella relativamente vicina Svezia, alcuni lavoratori in ingresso alla centrale di Forsmark fecero scattare l’allarme ai rilevatori di radioattività. Si suppose, che vi fosse una falla all’interno della centrale e i responsabili cominciarono a fare controlli in tutti gli impianti. Assicuratisi che le loro centrali fossero perfettamente in sicurezza, cominciarono a cercare altrove la fonte delle radiazioni e giunsero così fino in Unione Sovietica. Chiesero spiegazioni al governo domandando  del perché non era stato avvisato nessuno. Inizialmente il governo sminuì il fatto, ma ormai gli svedesi, avevano messo al corrente l’Europa intera che un grave incidente era occorso in una centrale sovietica. Il mondo intero cominciò a fare pressione e finalmente rilasciarono le prime e scarne dichiarazioni sull’incidente che fecero il giro del mondo.

Un rapporto del Chernobyl Forum redatto da agenzie dell’Onu , conta 65 morti accertati e più di 4000 casi di tumore della tiroide fra quelli che avevano fra 0 e 18 anni al tempo del disastro, larga parte dei quali probabilmente attribuibili alle radiazioni.

I dati ufficiali sono contestati da associazioni anti nucleariste internazionali, fra le quali Greenpeace, che presenta una stima di fino a 6 000 000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo il modello specifico adottato nell’analisiIl gruppo dei Verdi del parlamento europeo, pur concordando con il rapporto ufficiale ONU per quanto riguarda il numero dei morti accertati, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte, che stima piuttosto in 30 000-60 000

Il disastro di Chernobyl ha avuto un impatto sociale enorme causando gravi problemi di salute mentale e conseguenze psicologiche persistenti sulle popolazione coinvolta. La deportazione forzata e quasi immediata di circa 300 000 persone e la rottura di tutte le relazioni sociali, sono state alquanto traumatiche producendo elevato stress, ansie, pauredepressione, includendo anche sintomi fisici da malattie psicosomatiche e da stress post-traumatico. La diminuzione della qualità di vita in questa popolazione, la disoccupazione e l’aumento della povertà, complicate ulteriormente dai contemporanei eventi politici legati al crollo dell’Unione Sovietica.

Trent’anni dopo il disastro nucleare del 26 aprile 1986 il sito di Chernobyl, in Ucraina, mostra migliaia di operai che lavorano ogni giorno nella centrale della catastrofe. Ci sono 1.500 lavoratori per il programma di smantellamento dell’impianto e altri 1.000-2.000 a contratto per costruire il nuovo sarcofago per il reattore 4. E il fatto che la normalità sia solo apparente si avverte anche all’uscita dalla centrale, dal momento che tutti i lavoratori o i visitatori devono passare attraverso un misuratore di radiazioni, che segnala se sono “puliti” o “contaminati”. All’ingresso bisogna firmare una dichiarazione in cui si garantisce che non si toccherà nessun bottone.

Il nuovo sarcofago è una struttura gigante a forma di arco, costruito in due metà che ora sono unite in una sola struttura di 108 metri di altezza, 150 di larghezza e 256 di profondità. Secondo i piani, entro la fine del 2016, l’arco sarà completato e collocato sulla vecchia copertura del reattore 4. Dopo un anno, inizierà ad operare questo secondo sarcofago, e nel 2023 si prevede di completare la distruzione della vecchia struttura, il compito più difficile di tutto il progetto in quanto si tratta di lavorare all’interno del reattore. [ads2]