1 Maggio 2020 - 14:16

Cinema e Coronavirus: tre proposte per la Fase 2

Bologna film hard

Danimarca, Italia e Inghilterra pensano alla convivenza in sicurezza tra Cinema e Coronavirus: tre proposte per la Fase 2

Un gruppo di attori e professionisti dello spettacolo costretti a vivere nello stesso luogo per tutta la durata della lavorazione di un prodotto per il cinema o per la televisione. L’obiettivo, evitare il più possibile i contatti con l’esterno, dove il nemico ha un nome ma non una faccia: Coronavirus.

Sembrerebbe la trama di un nuovo reality condotto da Barbara d’Urso e invece è la proposta avanzata dalla BBC per permettere la ripartenza dei set televisivi e cinematografici nella Fase 2 di convivenza con il Coronavirus: in Gran Bretagna la filiera della settima arte è ferma da metà Marzo e presumibilmente lo sarà anche dopo il 7 Maggio, quando le misure ratificate da Boris Johnson scadranno.

Così Piers Wenger, responsabile nuovi contenuti della BBC ha avanzato una prima proposta operativa per la ripartenza. Surreale, forse, ma che comunque mira ad intercettare le necessità di un settore in aperta emorragia. D’altronde, gli fa eco la sua omologa Charlotte Moore, “il remoto non può essere una soluzione a lungo termine. Ci divertiamo, ma non tutto può essere fatto tramite ZoomLa gente ha nostalgia della dimensione spettacolare e sorprendente che solo un certo tipo di lavoro in presenza può garantire”.

Danimarca verso il primo ciak

In remoto gli show non sortiranno lo stesso effetto, ma almeno i casting forse si possono fare: è quello che deve aver pensato la casa di produzione Hobby Film nel ratificare il protocollo che da circa una settimana ha permesso alle produzioni di Svezia e Danimarca di tornare operative. Esso, infatti, tra le altre misure (snellimento delle troupe, pause pranzo scaglionate, addio a tempo determinato alle scene con grandi folle) prevede la possibilità di effettuare i provini in videoconferenza anche tramite l’utilizzo di footage girati direttamente dagli attori provinati su parte.

Cosa cambia in Italia?

E in Italia, come si intende affrontare la Fase 2 della relazione in sicurezza tra cinema e Coronavirus? Le proposte sono molteplici ma tutte sembrano convergere su alcuni punti in comune quali: l’attenta analisi e scelta dei luoghi in cui girare (tendendo a preferire set facilmente isolabili e, per gli esterni, lontani da centri abitati), la fornitura di dispositivi di protezione a tutte le maestranze impegnate sul set e lo snellimento delle troupe (ove non possibile prevedendo dei sistemi di turnazione).

A proposito delle troupe, è opportuno segnalare che diverse associazioni di categoria chiedono la presenza sul set di un paramedico, il cui operato per tutta la durata della produzione, non è altro che il “braccio esecutivo” della linea dettata da un medico individuato nel paese in cui si gira.

Il medico sottoporrà, prima dell’inizio delle riprese, tutta la troupe ai test per il Covid e quello anticorpale e si occuperà di monitorare costantemente la salubrità dell’ambiente di lavoro.

Per quanto riguarda, invece, l’attività di gestione ed organizzazione del set si dovrà prevedere una zona filtro in cui a tutti gli attori, prima di girare, venga misurata la temperatura corporea (che deve essere inferiore ai 37,5°) e fornito un kit con i dpi, tra cui guanti e mascherine, che si può smettere di indossare solo per il tempo necessario a girare una scena.

Fatta salva la necessità di mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro, per salvaguardare la salute dei professionisti il cui lavoro prevede per forza di cose una distanza minore (trucco, parrucco, sarte) si prevede che suddette attività vengano svolte indossando i dpi ed  in modo da garantire in loco la presenza in contemporanea  di non più di due persone (parrucchiere, truccatore o costumista e attore).