23 Gennaio 2019 - 10:08

Commissione Unesco, non c’è nulla da ridere

commissione unesco

Commissione Unesco, la nomina di Lino Banfi e le ricadute sulla maggioranza di governo. Possibili scenari dettati da elementi troppo spesso sottovalutati

Una delle maggiori caratteristiche dell’attuale governo è dettata dalla politica da gambero portata avanti questi sette mesi.

Infatti, in entrambi gli schieramenti (M5S e Lega), ciò che sembra emergere con forza è che ad ogni colpo grosso (politico) ne segue, quasi nell’immediato, una violenta battuta d’arresto che porta a fare dieci passi indietro.

Anche questa volta a fare la parte del protagonista è il M5S che con la presentazione del rappresentante italiano alla Commissione Unesco (Lino Banfi) non solo ha offuscato – e di molto – quanto di buono fatto fino ad ora ma ha fortemente scosso un elettorato in forte crisi di numeri.

Allo stato attuale l’uscita sulla Comissione Unesco – con tanto di battuta infelice dell’attore pugliese – rischia di avere conseguenze devastanti tanto a livello elettorale quanto a livello politico.

Il primo ambito è fin troppo semplice da illustrare.

Fino a qualche tempo fa la politica M5S puntava alla valorizzazione del merito e alla costruzione di una società meritocratica.

L’annuncio di Lino Banfi alla Commissione Unesco  getta ampio sconforto su ch iaveva puntato su questa politica pentastellata – soprattutto tra gli under 35,componenti dell’area maggiore dell’elettorato grillino –  ed incita, contemporaneamente, alla volatilità elettorale.

Questo punto, riscontrabile soprattutto nella fascia d’età considerata, è significativo per una generazione che, allo stato attuale, continua a non trovare riferimenti nello spettro partitico italiano a cui è imposta, di volta in volta, una virata verso altri lidi o, come appare per il caso in questione, verso l’astensionismo.

Il campo elettorale non può che avere un risvolto in ambito politico.

Una (più che) probabile affermazione alle Elezioni Europee della Lega, difatti, avrebbe il merito di ridefinire i rapporti di forza all’interno della maggioranza e preparare ad un rimpasto in salsa salviniana.

Su questo punto è in atto un processo alquanto strano.

Se da un lato i leghisti tendono ad imporre (spesso e volentieri) la loro visione sulle policy sfuttando il dato in questione, dall’altro sembraci esserci un’eccessiva sottovalutazione dell’evoluzione in corso sul territorio italiano.