22 Febbraio 2020 - 00:54

Coronavirus: la prima vittima in Italia è un padovano

Coronavirus, riapertura attività

La prima vittima italiana del Coronavirus è un padovano di 78 anni che era stato ricoverato 15 giorni fa insieme ad un suo compaesano di 67 anni

Sono due i casi di Coronavirus confermati in Veneto, precisamente a Padova, e uno dei due questa sera è morto. La prima vittima in Italia è un uomo di 78 anni. Le due persone erano risultate positive a due serie consecutive di test anticoronavirus e i loro campioni sono stati inviati immediatamente all’Istituto Spallanzani di Roma.

Il 78enne è morto verso le 23.00 del 21 febbraio all’ospedale di Schiavonia, Monselice. Lui e l’altra persona contagiata erano stati ricoverati 15 giorni fa all’ospedale di Monselice però la prima vittima era stata già giudicata “in gravi condizioni“. Entrambi non sono andati in Cina oppure in aree a rischio, perciò si sta cercando di stabilire da chi siano state contagiate le due persone.

L’uomo ha sviluppato una malattia grave alle vie aeree prima di essere sottoposto al test. I due contagiati dal Coronavirus sono stati curati nei primi giorni per un’infezione polmonare. La Regione ha subito contattato sia l’ospedale di Monselice, sia il sindaco del paese per stabilire tutte le misure previste dai protocolli sanitari. In queste ore è stata decisa la chiusura dei bar, delle scuole e dei luoghi di socialità del paese.

Anche nell’ospedale di Monselice i sanitari venuti a contatto con i due malati sono stati sottoposti a test tampone. I familiari dei due infettati saranno sottoposti ad una quarantena passiva e attiva, cioè saranno controllati due volte al giorno anche per vedere che non insorga la febbre.
Il sindaco di Vo’ Euganeo, Giuliano Martini ha dichiarato: “L’ho saputo dal direttore dell’azienda Usl 6 di Padova, Scibetta. Mi ha comunicato la positività ai test dei miei due concittadini e l’attivazione a Padova dell’Unit di crisi“.

Le dichiarazioni

Il presidente della Regione, Luca Zaia, in queste ore si sta recando a una riunione d’emergenza nella sede dell’Unità di crisi, istituita nei locali dell’Asl in via degli Scrovegni, a Padova. Il presidente ha dichiarato: “Siamo molto preoccupati“.
Ma la prima cosa – ha spiegato Zaia – è l’invito che faccio ai cittadini di lavarsi bene e con frequenza le mani e di evitare luoghi affollati, dato che il virus si propaga per via aerea e purtroppo ha dimostrato di riuscire a restare attivo anche su varie superfici. Quando si discute con le persone è bene mantenere una distanza di almeno un metro“.
Il presidente ha anche ordinato che vengano sottoposti a tampone tutti i ricoverati con
sintomi influenzali gravi – tipo le polmoniti – in tutte le strutture sanitarie del Veneto.

Il piano di contenimento

Oltre a queste misure di sicurezza a breve verrà attuato il piano di “contenimento” del virus, misure sicuramente adatte a non favorire la diffusione della malattia. Nel Comune di Vò Euganeo verrà attuata una vera e propria quarantena fisica:

  • Nessuno potrà entrarvi e uscire e anche i mezzi pubblici non vi ci potranno fermare;
  • Tutti i residenti saranno sottoposti a tampone;
  • Tutto sarà chiuso tranne i servizi essenziali: scuola, chiese, palestre, negozi;
  • Annullate tutte le manifestazioni di Carnevale e quelle sportive;
  • Gli studenti di Vo’ che studiano fuori dal Comune non potranno andare a scuola o all’università.

Chiusura dell’ospedale

Tutti gli operatori dell’ospedale saranno sottoposti a tampone. Se risulteranno positivi saranno internati nei reparti infettivi, se saranno negativi potranno fare ritorno a casa. Ma  nel caso in cui avranno comunque timore di infettare le famiglie potranno scegliere di passare una quarantena in ospedale.
L’ospedale di Schiavonìa di Moselice “sarà svuotato, in modo da sanificare tutto. L’ospedale è stato quindi chiuso e la Protezione Civile sta preparando un campo con tende riscaldate davanti alla struttura. Nessuno verrà più ricoverato in quel ospedale: entro 6 giorni sarà completamente vuoto.

In caso di sospetto Coronavirus, come comportarsi?

Se si notano malattie respiratorie gravi il primo a dover essere informato è il proprio medico curante che ha tutte le conoscenze e gli ordini su come agire. Se si è fuorisede esiste un numero verde da chiamare per informazioni e primo triage telefonico.
Il numero verde  “Coronavirus, domande e risposte”, è il 1500, attivato dal governo il 27 gennaio.