21 Marzo 2020 - 19:41

Coronavirus: il difficile ritorno di una studentessa Erasmus

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“È come quando ti danno un pezzo di torta, lo assaggi ed è buono, ma poi te lo portano via prima di finirlo”. Il racconto di una studentessa in Erasmus ai tempi del Coronavirus

A parlare è Rosalba Campajola, 23 anni, studentessa magistrale di Scienze della Comunicazione all’Università Sapienza di Roma. Rosalba – residente a Casagiove (CE) –  come tantissimi giovani di tutta Europa era partita a fine Gennaio per Madrid; lì avrebbe terminato il suo percorso di studi. L’Erasmus è un sogno per molti ragazzi ma per Rosalba durante il tempo del coronavirus si è trasformato in un vero incubo.

Questa è la sua storia. Questo è il suo viaggio del ritorno.

Quando la chiamo in videochiamata ha ancora gli occhi stanchi e mi racconta di un viaggio durato 48 ore, di voli cancellati, di navi stracolme di persone, di valige lasciate a casa, di ansia, di paura e di voglia di tornare a casa.

“Tutto sembrava così lontano eppure l’emergenza Coronavirus si è estesa velocemente a Madrid, e senza accorgermene mi sono ritrovata a vivere nel più grande focolaio della Spagna. Quando sono partita a Gennaio non avrei mai immaginato tutto questo. Eppure mi sono ritrovata a chiudere le valige di corsa, a prenotare aerei che venivano ripetutamente cancellati per poi finire su una nave a Barcellona dove finalmente sono potuta rientrare in Italia.”

Ripercorriamo le tappe

La pandemia Coronavirus diventa emergenziale in Italia il 4 marzo quando il governo chiude scuole e università. In Spagna, nonostante qualche contagiato, la situazione sembra ancora gestibile. L’8 Marzo il governo italiano dichiara la regione della Lombardia zona rossa. Non si può entrare e non si può uscire.

La festa della donna è l’inizio della reclusione per l’Italia, di lì a pochi giorni tutta l’Italia sarebbe diventata zona rossa. L’8 Marzo in Spagna viene festeggiato tranquillamente con tanto di corteo nella capitale. Rosalba e le sue coinquiline decidono di non partecipare. Restano a casa, non sono preoccupate, in fondo in Spagna il Coronavirus non si teme. A preoccuparle solo le notizie dall’Italia, il pensiero delle loro famiglie.

La Spagna pagherà a caro prezzo la decisione di non voler sospendere quel corteo. In pochi giorni Madrid diventa il primo focolaio spagnolo con oltre 15mila contagiati.

È allora che Rosalba inizia a pensare che sia arrivato il momento di tornare a casa.

“Avrei voluto restare in Spagna, volevo terminare questo Erasmus anche in quarantena ma la notizia della probabile chiusura della Spagna mi ha fatto preoccupare. Volevo tornare dalla mia famiglia.”

Da quel 9 Marzo passano diversi giorni e prenotare un aereo sembra ormai un’impresa sempre più ardua. Il primo volo prenotato con Lufthansa “Madrid-Monaco, Monaco – Roma” verrà cancellato poco dopo la prenotazione.

“Pensavo che non sarei riuscita a tornare a casa. Dall’altro capo del telefono avevo i miei genitori preoccupati e angosciati da tutta la situazione.”

Intanto sui vari gruppi Whatsapp iniziano a circolare voci di ipotetici viaggi di rimpatrio effettuati da Alitalia. Rosalba e le coinquiline li comprano subito. Il viaggio era previsto per il giorno dopo.

“Il biglietto aereo non è arrivato come di consueto tramite email. Ma non ci do peso, colpa forse di qualche errore di sovraffollamento. Preparo le valigie a metà. Molte cose le lascio in quella che era stata la mia casa. Mi dirigo all’aeroporto per scoprire, stesso lì, che il volo prenotato non esisteva.”

A questo punto “ero sconfortata, stanca, distrutta ma ero intenzionata a tornare a casa. Non mi sono persa d’animo. Prendo un taxi e mi faccio accompagnare alla stazione di Madrid dove prendo un treno per dirigermi a Barcellona. Il treno era vuoto. Arrivo alle 10 del mattino a Barcellona. Aspetterò fino alle 22 per prendere la nave che finalmente mi porterà in Italia.”

Sembra un racconto surreale, un mondo che non ci appartiene. “Sono tornata a casa dopo due mesi e mezzo che non vedevo la mia famiglia e non ho potuto neanche avvicinarmi. Ci siamo mandati un abbraccio a distanza. Questa scena non la dimenticherò mai.

Ora sono in quarantena in casa mia, nella mia stanza ed è un sollievo. Sono con la mia famiglia e non mi spaventa dover passare questo tempo qui. Spero che quando tutto questo sarà finito di poter riprendere da dove ho interrotto. In fondo il mio Erasmus non è ancora finito