Crisi di governo: tra le speranze di Conte e le pretese di Renzi
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La crisi di Governo sembra giocarsi tutta sul nome di Conte, eppure Renzi potrebbe averla vinta su molti fronti all’interno della nuova squadra dell’esecutivo
La crisi di governo è ancora in alto mare e per adesso nessun porto sicuro è visibile all’orizzonte. Regna soltanto la totale incertezza su un esito che potrebbe regalare colpi di scena fino all’ultimo atto. Conte si o no: è questo il nodo politico, l’enigma ancora tutto da sciogliere e la soluzione sta chiusa nella testa di Renzi, che ha innescato il passo indietro dell’avvocato e ora rimanda la scelta della persone che guiderà il prossimo governo. Le trattative vanno avanti e la direzione più probabile, salvi improvvisi cambi di marcia, sembra essere ancora quella del Conte ter.
Le parole di Renzi e i compiti di Conte
Renzi scopre una carta alla volta e nelle ultime ore ha mandato segnali di apertura: “Come sempre proverò a stravincere, ma potrei anche accontentarmi di vincere”. Il promotore del nuovo rinascimento Saudita non si espone più di tanto. Riflessioni che gli ambasciatori del Pd hanno fatto arrivare a Palazzo Chigi, con annesse raccomandazioni dirette a Conte: “Ora che Matteo siederà al tavolo di Fico, toccherà a te Giuseppe non far saltare tutto con impuntature sul programma o sui ministri”. Il Presidente dovrà accettare il rischio di finire escluso dai partiti, che faranno asse perché Conte si rassegni a digerire (di nuovo) la formula dei due vicepremier, uno dei Cinque Stelle e l’altro del Partito democratico.
I cambiamenti voluti dal leader di Italia Viva
Per restare a palazzo Chigi, Conte dovrà pagare un prezzo. Quanto alto, dipenderà anche dai rischi che Renzi deciderà di assumersi. Goffredo Bettini ha dichiarato: “Conte ter, o elezioni tra maggio e giugno”, questa sembra essere la direzione della crisi di governo. Poiché però i parlamentari di Italia viva non vogliono precipitare nella botola del voto, i dem sono convinti che “Renzi non romperà per un fatto personale, col rischio di spaccare i suoi gruppi e perdere pezzi”. Una cosa però il senatore l’ha messa in chiaro: “Non pensate che abbia fatto tutto questo per lasciare Conte al suo posto e amici come prima”.
Renzi vuole “radicali cambiamenti” sulle colonne portanti dell’azione politica e sulle persone che dovranno interpretarla. Dentro Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato, fuori Alfonso Bonafede e, sogno a occhi aperti del senatore toscano, Roberto Gualtieri
L’ipotesi Cartabia che prende quota
Il Quirinale ha smentito contatti tra Mattarella e Mario Draghi dopo l’apertura della crisi di governo, eppure l’ombra di un premier indicato dal Colle incombe sulle trattative. Mentre rimbalzano i nomi di Carlo Cottarelli, Ignazio Visco e Luciana Lamorgese, salgono le quotazioni di Marta Cartabia. Se i partiti non troveranno l’accordo su Conte o su un altro premier politico, come lo stesso Fico, la presidente emerita della Consulta potrebbe guidare un esecutivo di alto profilo, con Draghi a gestire il Recovery da super-ministro del Tesoro.
Il conflitto chiave della crisi di Governo
L’elemento fondamentale da analizzare per provare a comprendere meglio questa crisi di governo è senza dubbio il conflitto interno dei pentastellati. I vari Morra, Di Battista e Lezzi hanno già fatto capire che non appoggerebbero mai un rientro di Italia Viva in maggioranza, figuriamoci la Boschi ministro. Il lavoro di Fico in queste ore è davvero delicato, tra la ricerca di una sintesi per uscire dal pantano e la voglia di non cedere di fronte ai propri ideali, la via d’uscita sembra non esistere. Le prossime ore saranno decisive per l’identità dei 5 stelle, per comprendere cosa davvero vale la pena di lasciar andare e quale cammino per il futuro intraprendere. A quanto pare, anche a costo di sacrificare un bel po’ di militanti ed elettori.
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