8 Marzo 2024 - 12:49

Cuba, è crisi energetica: spenta illuminazione pubblica

C'è il grandissimo rischio che Cuba piombi in uno stadio d'emergenza totale. Oltre all'illuminazione pubblica, scarseggiano le medicine

cuba

Una crisi che non trova, almeno per ora, la sua fine. C’è il grandissimo rischio che Cuba possa piombare in uno stadio d’emergenza totale. Nel tentativo di evitare i persistenti blackout, il Governo ha deciso che sarà tenuto spento il 74% dell’illuminazione pubblica. Il ministro dell’Energia e delle Miniere, Vicente de la O Levy, ha anche annunciato la chiusura di migliaia di servizi statali, la disattivazione degli impianti di climatizzazione e la modifica degli orari di quasi 70mila lavoratori.

Una situazione a dir poco disastrosa, figlia della peggiore recessione in 60 anni per la nazione caraibica, e che di recente ha spinto il governo a chiedere aiuto al Programma alimentare dell’Onu, di fronte alla carenza di latte in polvere per i bambini. Mentre ora iniziano a scarseggiare anche le medicine sull’isola, nota per l’eccellenza del suo sistema di salute. I più colpiti della popolazione sarebbero soprattutto i pazienti affetti da malattie croniche come il diabete e l’ipertensione. Molti di loro si vedono costretti a rivolgersi al mercato nero per farmaci che le autorità sanitarie non sono più in grado di garantire a tutti.

Negli ultimi mesi, Cuba ha dovuto anche fronteggiare un’inflazione paurosa. Infatti, c’è stato l’aumento del 500% nel prezzo della benzina e consistenti tagli al trasporto pubblico, con notevoli disagi in particolare tra gli abitanti dell’Avana, per la maggioranza dei quali l’auto propria è ancora un lusso. Nemmeno il pane in tavola, offerto alla popolazione tramite il libretto di approvvigionamento, potrebbe essere garantito nei prossimi giorni, vista la penuria della farina di frumento.

Una politica che purtroppo ha ricevuto effetti negativi soprattutto a causa del Coronavirus e dei suoi effetti.
Questa politica ostile viola i diritti umani fondamentali“, si legge nella missiva indirizzata al senatore democratico Ben Cardin. Nella missiva si chiede anche la fine dell’embargo.