Cyberbullismo e Revenge Porn: come la pandemia ha amplificato nuove forme di devianza online
Il cyberbullismo e il revenge porn sono fenomeni complessi, radicati nelle dinamiche sociali e psicologiche della nostra era digitale. La pandemia ha fatto emergere con maggiore urgenza la necessità di affrontare questi problemi anche attraverso un cambiamento culturale
L’articolo scientifico di Antonio Gattamelata, intitolato Cyberbullismo e Revenge Porn: Come l’emergenza pandemica ha amplificato nuove forme di devianza, affronta con rigore il tema del cyberbullismo e del revenge porn, due fenomeni che, già in crescita prima del 2020, hanno subito un’impennata preoccupante durante la pandemia di COVID-19. Questi fenomeni non sono nuovi, ma l’isolamento forzato e la maggiore dipendenza dai dispositivi digitali hanno creato un terreno fertile per la loro diffusione, aggravando le loro conseguenze.
Il cyberbullismo: un bullismo senza confini
Il cyberbullismo rappresenta una forma di violenza moderna che, a differenza del bullismo tradizionale, non conosce limiti spazio-temporali. Come descritto da Gattamelata, il cyberbullismo si manifesta attraverso l’uso di mezzi digitali per compiere atti aggressivi e intenzionali contro una vittima, la quale spesso non ha i mezzi per difendersi. L’anonimato e la diffusione istantanea dei contenuti digitali permettono ai cyberbulli di agire senza dover affrontare le conseguenze immediate delle loro azioni, rendendo ancora più complesso l’intervento delle autorità.
Durante la pandemia, con la chiusura delle scuole e la riduzione delle attività sociali, molti giovani hanno trovato rifugio nel mondo digitale, che però si è rivelato un’arma a doppio taglio. Se da un lato internet ha permesso di mantenere contatti e di accedere all’istruzione, dall’altro ha esposto i giovani a nuove forme di violenza. Secondo i dati dell’Osservatorio Indifesa 2020 di Terre des Hommes, il 61% dei giovani ha subito episodi di bullismo o cyberbullismo durante la pandemia, evidenziando come il confinamento forzato abbia acuito questi problemi.
Revenge Porn: l’intimità tradita
Il revenge porn è un’altra forma di devianza amplificata dall’uso indiscriminato della tecnologia. Questo reato sessuale, che consiste nella diffusione non consensuale di immagini o video intimi, spesso ha radici in dinamiche di controllo e vendetta, particolarmente evidenti nei rapporti di coppia che finiscono in modo conflittuale. Gattamelata sottolinea come, nel 99% dei casi, le vittime siano donne, esposte a una violazione profonda della loro intimità, con conseguenze devastanti sul piano emotivo e psicologico.
La pandemia ha esacerbato questa situazione: privati dei normali spazi di socializzazione e con una maggiore esposizione alla vita online, molti adolescenti si sono ritrovati vulnerabili a questi attacchi. I dati dimostrano che il revenge porn è una delle minacce più temute dai giovani, soprattutto perché la velocità con cui i contenuti intimi possono essere condivisi online rende difficile, se non impossibile, il controllo della diffusione e la protezione della privacy.
L’Impatto psicosociale e le conseguenze a lungo termine
Gli effetti psicologici del cyberbullismo e del revenge porn sono devastanti e possono compromettere profondamente la salute mentale delle vittime. Gattamelata evidenzia come queste forme di violenza digitale possano portare a gravi conseguenze, tra cui depressione, ansia, disturbi post-traumatici e, nei casi più estremi, suicidio. L’isolamento sociale, la perdita di autostima e il senso di impotenza sono solo alcune delle reazioni comuni tra le vittime, che spesso si trovano a lottare in solitudine contro un nemico invisibile ma onnipresente.
Durante la pandemia, il senso di solitudine è stato ulteriormente accentuato, con il 48% dei giovani che ha riportato un aumento del sentimento di solitudine. Questo dato è preoccupante se si considera l’importanza del supporto sociale nel contrastare gli effetti negativi del cyberbullismo e del revenge porn. Senza un adeguato sostegno, le vittime rischiano di sprofondare in una spirale di sofferenza e alienazione.
Verso un’umanità digitale consapevole
L’articolo di Gattamelata non si limita a descrivere i problemi, ma offre anche spunti di riflessione sulla necessità di educare le nuove generazioni a un uso consapevole e responsabile delle tecnologie digitali. Il World Wide Web, definito come un “non luogo”, è uno spazio senza confini, dove pubblico e privato si mescolano e dove la privacy può essere facilmente compromessa. Pertanto, è essenziale che i giovani imparino a navigare in questo spazio con prudenza e rispetto per sé stessi e per gli altri.
La legislazione ha fatto passi avanti, con l’introduzione di normative specifiche come la Legge n. 71 del 2017 sul cyberbullismo e la Legge n. 69 del 2019, nota come Codice Rosso, che sanziona il revenge porn. Tuttavia, Gattamelata sottolinea che la prevenzione e l’educazione rimangono strumenti fondamentali. Sensibilizzare la cittadinanza, formare operatori e educare i giovani ai rischi della vita digitale sono azioni imprescindibili per arginare la diffusione di questi fenomeni.
Conclusione
Il cyberbullismo e il revenge porn sono fenomeni complessi, radicati nelle dinamiche sociali e psicologiche della nostra era digitale. La pandemia ha fatto emergere con maggiore urgenza la necessità di affrontare questi problemi, non solo con leggi adeguate, ma anche attraverso un cambiamento culturale che promuova il rispetto, la responsabilità e la consapevolezza nell’uso delle tecnologie. Come suggerisce Gattamelata, solo integrando gli spazi online e offline in un’unica visione educativa potremo proteggere davvero le nuove generazioni e costruire un futuro più sicuro e inclusivo per tutti.