Dallo Scritto allo Schermo – Harry Potter
In occasione dell’uscita dell’ottavo libro, riviviamo analogie e differenze tra la versione cartacea e quella cinematografica del fenomeno di Harry Potter
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“Dopo tutto questo tempo?”
“Sempre.”
E oggi siamo un po’ tutti il Professor Piton, perché ci siamo ricascati di nuovo. In cosa? Nella magia di Harry Potter, ovviamente.
Il grande giorno è arrivato, il mago più famoso e amato di tutti i tempi è tornato, pronto a trasportarci in una nuova avventura… E, per coloro che con Harry ci sono cresciuti, questo giorno è un po’ come la notte di Natale o quella di Capodanno: un momento in cui – ancora una volta – tutto può succedere.
Ma, prima di rituffarci nel meraviglioso mondo di Hogwarts e scoprire cosa ha in serbo per noi questa volta, facciamo un passo indietro, scaviamo nella memoria (che impresa ricordare l’intera saga, eh? Scommettiamo che non vi ricordate davvero nulla!) e analizziamo insieme i primi sette volumi, mettendoli a confronto con i film che ne sono stati tratti, nel bene e nel male.
HARRY POTTER: LA NASCITA DI UNA CELEBRITÀ
Quando J. K. Rowling iniziò a mettere nero su bianco la storia di Harry Potter, non immaginava di certo che avrebbe dato inizio ad una nuova era, della quale il suo personaggio sarebbe stato assoluto protagonista.
Il primo volume della saga, Harry Potter and the Philosopher’s Stone (Harry Potter e la Pietra Filosofale), esce in Inghilterra nel 1997, facendo il giro del mondo e vincendo premi legati alla letteratura per ragazzi nell’arco di un solo anno. Da quel momento il fenomeno diventa inarrestabile, tanto da diventare un film nel 2001, anno in cui la Warner Bros ne acquista i diritti cinematografici.
In soli dieci anni, la saga ha venduto più di 450 milioni di copie ed è stata tradotta in 77 lingue, comprese il greco e il latino.
Fino ad oggi, i volumi della saga erano 7; in seguito al successo del primo volume, infatti, la scrittrice ha dato alle stampe altri sei volumi (Harry Potter e la camera dei segreti; Harry Potter e il prigioniero di Azkaban; Harry Potter e il calice di fuoco; Harry Potter e l’Ordine della Fenice; Harry Potter e il Principe Mezzosangue; Harry Potter e i doni della Morte), ai quali sono stati fatti corrispondere 8 film. Per quello che sarebbe dovuto essere l’ultimo capitolo della saga, infatti, sono stati realizzati due film, nel tentativo di non tralasciare nessun particolare della fine di questa bellissima storia.
DIFFERENZE DI TRAMA TRA LIBRI E FILM
Come di consueto per la nostra rubrica, veniamo alle differenze tra il testo e la sua versione cinematografica. In questo caso l’impresa si fa più ardua del solito: come barcamenarsi tra sette libri e otto film? Beh, noi ci proviamo.
Le differenze, nel passaggio da un genere all’altro, sono veramente tante, quindi ci limiteremo a mettere nero su bianco quelle che ci sembrano più importanti ai fini della storia, analizzandone almeno una per ciascun volume.
Iniziamo quindi dal primo libro della saga, “Harry Potter e la pietra filosofale” e analizziamo una delle sue scene cruciali, lo scontro tra Harry e il professor Raptor: nel libro il maghetto viene salvato dal professor Silente e noi lettori lo scopriamo da Silente stesso, il quale racconta ad Harry come sono andate le cose mentre quest’ultimo si trova in infermeria, affidato alle cure di Madama Chips; nel film, invece, lo scontro si conclude quando Harry tocca il volto del professor Raptor… Perché questa scelta?
Passiamo ora al secondo libro della saga, “Harry Potter e la camera dei segreti”; per questo volume, ci soffermiamo su delle differenze meno dannose ai fini della trama, ma che risultano comunque essere delle pecche, agli occhi di un lettore attento e affezionato. Le imprecisioni alle quali vogliamo riferirci, riguardano la descrizione di alcuni incantesimi e alcune pozioni. Ad esempio, la pozione Polisucco, che – stando alle parole della Rowling – nel libro ha il potere di cambiare totalmente una persona, nei suoi più piccoli dettagli, nel film serve solo a cambiare i connotati fisici di chi la utilizza, ma non, ad esempio, il tono della voce; ancora, durante il duello con Malfoy, Harry utilizza l’incantesimo Rictusempra e sebbene nel libro serva solo a provocargli solletico e incontrollabili risate, nel film il nostro protagonista lo utilizza per scaraventare a terra il rivale. Dettagli di poco conto, se si pensa alla trama generale, ma si tratta comunque di inesattezze che hanno rischiato di urtare – ironicamente o letteralmente? – i più affezionati.
Per quanto riguarda il terzo libro, la differenza sulla quale vogliamo porre l’attenzione riguarda due luoghi: il Platano Picchiatore e la Stamberga Strillante. Ma – direte voi -, il Platano Picchiatore non è un albero animato? Sì, ma è anche un luogo. Infatti, se ben ricordate, in questo capitolo della saga, la Rowling ce ne racconta la storia, collegata direttamente a Remus Lupin, mago e licantropo molto vicino ad Harry; l’albero, infatti, posto nel giardino di Hogwarts per volere di Albus Silente, il quale permise così al giovane Lupin di avere un posto nel quale rifugiarsi nelle notti di luna piena, durante la sua trasformazione in lupo mannaro; attraverso l’albero, infatti, Remus Lupin poteva arrivare alla Stamberga Strillante, una casa infestata dagli spiriti situata ad Hogsmeade – il villaggio dei maghi – nella quale tutti gli Animagus potevano trovare rifugio in caso di necessità. Questa storia nel film non viene racconta e, a parer nostro, è un vero peccato, perché non permette a chi guarda il film di conoscere la vera storia di Lupin e apprezzare il suo personaggio in tutto e per tutto.
Veniamo al quarto libro; in questo caso, prendiamo in esame due personaggi: Barty Crouch e Barty Crouch J., padre e figlio, uno direttore dell’Ufficio di Cooperazione Magica Internazionale, l’altro al servizio di Voldemort, il signore oscuro. Dunque, padre contro figlio. Nel film, la storia dei due ha un ruolo marginale, viene accennata in maniera superficiale; nel libro, invece, ha un ruolo centrale. Solo conoscendo a fondo la storia di questi due personaggi, infatti, possono entrambi avere ragion d’esistere all’interno della storia. Come per la storia di Lupin, dunque, è fondamentale conoscere a fondo i personaggi per poter dare loro il giusto valore.
La mancanza, o meglio, le mancanze del quinto film, riguardano invece, tra le altre cose, il San Mungo, l’ospedale magico. Nel libro, sappiamo che è qui che si trovano i genitori di Neville Paciock, diventati pazzi dopo aver subito diversi tipi di torture magiche da Bellatrix Lestrange, ed è qui che ritroviamo anche Gilderoy Allock, professore di Difesa contro le Arti Oscure ne La camera dei segreti, e veniamo a conoscenza del fatto che è ancora ricoverato e privo di memoria.
Chiudiamo questa carrellata di differenze, ricordando due scene, a nostro parere tra le più commoventi dell’intera saga, presenti rispettivamente nel sesto e nel settimo libro. La prima riguarda i saluti tra Harry e suo cugino Dudley, quando i Dursley sono costretti ad abbandonare il numero 4 di Privet Drive: per la prima volta vediamo un Dudley “umano” nei confronti di Harry, ed è un peccato che nel film non sia raccontata questa piccola gioia familiare. La seconda scena alla quale vogliamo fare riferimento, riguarda una delle morti più piante all’interno della saga, quella di Fred Wisley, fratello di Ron. Coloro che hanno letto il libro, infatti, hanno potuto salutare uno dei personaggi più simpatici raccontati dalla Rowling, ricordandolo com’era sempre stato: burlone e strafottente. Nel film, il commiato a questo personaggio è dato tramite una scena in cui il corpo senza vita del ragazzo è circondato dai parenti e dagli amici più stretti, ma non c’è stato in alcun modo regalato il suo ultimo, beffardo sorriso.
PERSONAGGI ALLO SPECCHIO: LE DIFFERENZE FISICHE
Diciamoci la verità, ormai, quando immaginiamo Harry, Ron ed Hermione, pensiamo automaticamente a Daniel Radcliffe, Rupert Grint ed Emma Watson, e lo stesso dicasi per gli altri personaggi. Ma la Rowling, i suoi personaggi, li aveva pensati proprio così? Più o meno.
Iniziamo dal protagonista: se ricordate, nei libri Harry ha i capelli perennemente arruffati e gli occhi verdi, mentre nei film ha i capelli lisci ed ordinati e gli occhi azzurri. E ancora, Hermione: la saputella amica di Harry, nei libri è descritta come una secchiona non troppo bella, e di certo la Watson non riesce ad essere brutta, nemmeno volendolo. E che dire di Ron? Il fedele amico scansafatiche è sì rosso, ma la Rowling lo aveva immaginato molto più alto, con il naso lungo e la frangia. Poi ci sono zia Petunia e Dudley, gli scorbutici parenti babbani di Harry, che nel libro sono biondi, mentre nel film sono tutto l’opposto. E, ancora Voldemort, Colui – Che – Non – Deve – Essere – Nominato, che nel film ha gli occhi azzurri, mentre nel libro ha gli occhi rossi, particolare che lo rende ancora più inquietante di quanto non faccia già il suo essere quasi evanescente.
CURIOSITÀ
Per concludere questo veloce, ma pur sempre piacevole viaggio nei ricordi targati Harry Potter, in attesa di commentare insieme il nuovo capitolo della saga, vogliamo dire la nostra su alcune indiscrezioni uscite in merito: sappiamo, innanzitutto, che questo ottavo libro non è completamente farina del sacco di J. K. Rowling, ma è scritto a quattro mani.
Sappiamo, inoltre, che si tratta di un testo teatrale, che riprende la rappresentazione teatrale debuttata a Londra il 30 luglio scorso. E qui – come si suol dire – casca l’asino. Ovviamente, gli attori che hanno calcato il palcoscenico non sono gli stessi che hanno prestato i volti ai nostri beniamini negli ultimi dieci anni; questo crea di per sé un cambiamento già importante. Aggiungeteci che la nostra Hermione è diventata una donna di colore e che Ron non ha più il caratteristico colore rosso Weasley e avrete una grossa quantità di sconcerto e polemiche. Voi cosa ne pensate? A noi, onestamente, viene un po’ da storcere il naso, ma, in fondo, sappiamo già che, quando ci ritroveremo a sfogliare le pagine di “Harry Potter e la Maledizione dell’Erede”, continueremo ad immaginare i volti con i quali siamo cresciuti.
Articolo a cura di Giovanni Morese e Ilaria Orzo.
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