6 Giugno 2019 - 14:10

Danimarca: dove la sinistra vince con politiche di destra

Danimarca

In Danimarca, alle elezioni, i socialdemocratici vincono appoggiando la destra sull’immigrazione. Ma la coalizione sarà totalmente di sinistra

Una situazione paradossale, quella che si sta creando in Danimarca. Ormai, figlia della situazione geopolitica che sta attraversando l’Europa, anche la sinistra si imbastardisce e si accoda alle politiche protezionistiche. A vincere le elezioni, infatti, sono stati i socialdemocratici di Mette Frederiksen. Quest’ultimo ha impostato la sua campagna elettorale su tre fattori importantissimi. Se nel welfare e nel cambiamento climatico si riconosce l’approccio progressista, però, la vera novità arriva dall’appoggio alla destra sul fronte immigrazione. Infatti, la linea dura del partito ha contato in maniera fondamentale per la vittoria finale.

Proprio la situazione migratoria in Danimarca ha permesso alla sinistra di strappare voti al DDP, l’estrema destra, crollata dal 21 all’8,7%. I liberali di Lars Loekke Rasmussen escono sconfitti dalle elezioni politiche e lasciano il potere dopo essere stati al Governo per 14 degli ultimi 18 anni. Per Frederiksen, la 41enne leader socialdemocratica che sarà la premier più giovane del Paese, si tratta delle prime elezioni climatiche nella storia della Danimarca.

Quest’ultima novità, inoltre, consolida fermamente il potere in ascesa dei Verdi come alternativa papabile all’ondata di ultradestra che ha pervaso le ultime Elezioni Europee. Il partito ambientalista, infatti, passa dal 4 all’8%, migliorando incredibilmente lo score. A ottenere buoni risultati è stato tutto il blocco di sinistra, che comprende anche socialisti, socialisti-liberali e rosso-verdi. Un patrimonio di voti che equivale alla maggioranza assoluta in Parlamento, seppur risicata, ed una mano agevole per formare un nuovo Governo.

A questo punto, però, giunge spontanea una domanda effettiva. Come faranno tante anime con idee diverse (seppur tutte quante progressiste) a stabilire un fronte comune sull’immigrazione? Infatti, proprio su questo punto, sono già sorti i primi problemi che creano polemiche ancor prima che l’alleanza effettiva si concretizzi. E molti di essi difficilmente troveranno una risoluzione.

Politiche sociali contro politiche protezionistiche

Come già detto in precedenza, la sinistra ha trovato il metodo di rubare i voti all’estrema destra e di porre un argine alla deriva ultranazionalistica che ha caratterizzato l’ultimo periodo di politiche europee. Il problema, però, a questo punto, è di natura sociale. Come si può minimamente pensare, da progressista, di accodarsi alle idee protezionistiche dell’ultradestra?

Ora, un conto è dettare una linea un po’ più severa nei confronti del fenomeno immigratorio (che in Danimarca, sì, è serio). Un conto è cambiare completamente la propria opinione in favore di voti e dell’approvazione degli elettori. Siamo quindi ad un secondo step del populismo, quello di sinistra, che copia in tutto e per tutto quello di destra.

A questo punto, però, c’è da dire che probabilmente la quadra della sinistra per risorgere dal punto di vista europeo è stata trovata proprio in Danimarca. Coniugare il benessere sociale, la lotta al cambiamento climatico e una ristretta sicurezza, d’altronde, significa aver carpito la giusta ricetta per ritornare grandi dal punto di vista nazionale ed europeo, sensibilizzando gli elettori.

Anche se questo può segnare una vera e propria contravvenzione a tutto ciò che la sinistra ha sempre predicato: accoglienza, tolleranza e ospitalità. La sinistra danese è tutt’altro, e grazie al cambiamento è riuscita a prevalere sui populisti. Ciò denota, però, una vera e propria pochezza d’intelletto da parte degli elettori europei, ormai tutti quanti concentrati su un unico fattore, che lasciano perdere il quadro generale. Ci si fossilizza ormai troppe volte su cose che potrebbero essere tranquillamente tralasciate.

Eccola, l’Europa che verrà.