Ddl Zan, è scontro fra Luciana Littizzetto e il leghista Simone Pillon
Il senatore leghista Simone Pillon risponde alla lettera che Luciana Littizzetto gli ha dedicato durante “Che tempo che fa”
Non si placano le polemiche intorno al Ddl Zan e ancora una volta, al centro, c’è il senatore leghista ultraconservatore Simone Pillon. Sono numerosi i personaggi del mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo che si sono schierati a favore del Ddl Zan contro l’omotransfobia e che hanno avuto battibecchi con Pillon, fortemente contrario al provvedimento. Questa volta è toccato a Luciana Littizzetto, la quale ha dedicato una “letterina” al Senatore dai toni piuttosto duri durante la trasmissione Che tempo che fa.
Non si è fatta attendere la replica del Senatore Pillon, che dal suo profilo Facebook risponde direttamente alla Littizzetto. “Mia cara Lucianina, Lucy, gambino di sedano, ti posso fare una domandina? Ma tu hai letto il codice penale? E il ddl Zan, lo hai letto? o leggi solo le veline che ti passa il PD?” Esordisce così il Senatore, il quale ribadisce il motivo per il quale è contrario al Ddl Zan. “Se tu li avessi letti, avresti scoperto una cosa carina, e cioè che già oggi, con le leggi in vigore, “se tu insulti o picchi una persona per via del suo orientamento sessuale o per il suo genere o per la sua disabilità, devi subire una condanna pecuniaria o penale” continua Pillon.
Lo scivolone sui diritti per la comunità LGBTQ+
Ad un certo punto della lettera, il Senatore fa uno scivolone clamoroso. “Il ddl Zan dice che sarà punita la semplice istigazione alla discriminazione contro i diritti LGBTQ+, e siccome tra i diritti pretesi ci sono il matrimonio e i figli, chiunque farà propaganda contro il matrimonio gay o l’utero in affitto si beccherà da 2 a 6 anni di reclusione“. Ma questo non corrisponde a realtà: dichiararsi contrari al matrimonio gay o verso l’utero in affitto non costituisce reato né adesso né dopo l’eventuale entrata in vigore del Ddl Zan. La discriminazione verso i diritti LGBTQ+ , intesa come reato, passa da ben altri frangenti. Odio e violenza non sono opinioni.
C’è spazio anche per i complottismi. “Il ddl Zan dice che, con la scusa della “giornata nazionale contro omofobia, bifobia, lesbofobia e transfobia” bisogna insegnare ai bambini fin dai 3 anni, l’ideologia gender” scrive caparbiamente il Senatore Pillon. Ovviamente questa è una bufala clamorosa perché il DDl Zan non parla di omosessualità, transessualità, omofobia o transfobia. La legge cita e definisce al primo articolo “genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità”. E comunque la teoria del gender è una forma di complottismo nato in ambienti ultraconservatori religiosi. Citandola, Pillon si qualifica come appartenente a quella frangia senza neppure rendersene conto.
Ennesima lite tra Pillon e un VIP
La replica di Pillon si chiude con un ennesimo botta e risposta violento con un VIP, in questo caso Luciana Littizzetto. “PS: io non penso di essere caxxialtruifobico, come dici. Per conto mio ognuno faccia come gli pare, anche sul soffitto se gli piace” scrive Pillon riferendosi alle coppie omosessuali, cercando di smentire le accuse della Littizzetto di immischiarsi nella vita privata altrui.
E poi conclude scrivendo: “Ma se limitano la mia libertà di pensiero, e più ancora se cercano di legittimare indirettamente pratiche orrende come l’utero in affitto o peggio se cercano di andare nelle scuole a indottrinare i miei figli, allora è mio dovere alzarmi in piedi. È nostro dovere alzarci in piedi“. Peccato che niente di tutto questo ha a che fare con il Ddl Zan. Il che fa sorgere una domanda: ma il Senatore Pillon lo ha letto?
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