Delitti del BarLume – Analisi e curiosità
“Pineta”, immaginaria città della Toscana, ospita un variopinto e stravagante gruppo di detective che s’imbatte in affascinanti vicissitudini quotidiane: “I Delitti del BarLume”
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[dropcap]L'[/dropcap] intrigante miniserie TV ”I delitti del BarLume”, suddivisa in 3 stagioni, carpirà immediatamente la vostra attenzione a causa del suo ritmo emozionale: narrazione imponente per essere un prodotto Made in Italy, ma che nella prima stagione è manchevole della succosità thrilling e allo stesso tempo fidelizzante che è invece presente nelle successive due. Ciò è sicuramente dovuto al cambio della crew, a cominciare dalla regia per poi finire nella fotografia, quest’ultima elemento cardine nella creazione di questa serie fortemente improntata sulla paesaggistica di una piccola cittadina dell’Isola d’Elba, orgogliosissima di essersi resa utile all’implementazione di questo geniale, ma semplice plot narrativo tratto dai romanzi di Marco Malvaldi.
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[dropcap]I[/dropcap] l cambio del direttore della fotografia, Radovic per la prima stagione e Davide Manca per la seconda e la terza, non passa di certo inosservato ai più curiosi osservatori, in quanto il secondo s’impone sul primo dando maggior risalto alla caratterizzazione delle introspezioni del protagonista principale (Filippo Timi) facendo un corretto uso dell’ambientazione di Marciana Marina e realizzando così un prodotto di gran lunga più competitivo nel mercato delle fiction italiane, anche perché ha la fortuna di far coppia con il regista Roan Johnson, giovanissimo ma con un buon curriculum alle spalle.
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[dropcap]R[/dropcap] egia dettagliata e minuziosa quella del giovanissimo italo-inglese che si discosta molto da quella della prima stagione, affidata al seppur esperto Cappuccio. Maggiore è l’utilizzo della tecnica del long-take con Johnson che si propone di creare un output generale qualitativamente eccelso.
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[dropcap]C[/dropcap] olpisce particolarmente, a primo impatto, l’utilizzo di una colonna sonora qualitativamente scarsa, ma che strappa un sorriso: si tratta infatti di un motivetto che i quattro co-protagonisti cantano facendo buon uso della loro ormai scarsa vocalità, data la non più giovane età. A far compagnia alle scene delittuose invece, i soliti banali ritmi da fiction di terza fascia, errore grave se si punta all’eccellenza: bisognava conformarsi alla natura così innovativa della miniserie creando un quid musicale adatto, ma sincero e più vicino all’idea di partenza de ”I delitti del BarLume”. La sigla invece è cantata dalla magnifica Simona Molinari, vi rimarrà sicuramente in testa per giorni.
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[dropcap]”[dropcap] Fidati del mio fiuto aritmetico…” è una breve pezzetto della canzone che si collega al protagonista principale Massimo: barista/detective nel tempo libero/dottore in matematica, interpretato da Filippo Timi che è sicuramente, dopo Alessandro Benvenuti, il più conosciuto su scala nazionale dell’intero cast. Ho fortemente apprezzato la presenza di personaggi provenienti principalmente dal teatro tra cui spiccano su tutti Lucia Mascino, Carlo Monni e Atos Davino che hanno saputo garantire una maggior fluidità espressiva propria di chi ama il medium teatrale. Un elogio alla giovanissima Enrica Guidi che, nel complesso, regala una genuina recitazione come del resto anche tutte le comparse del paesino, Marciana Marina/Pineta, che hanno visto il loro habitat quotidiano trasformato in un set cinematografico. Forse intendevano questo quando, alcuni network nazionali, esclamavano: ”Con noi, il cinema a casa tua!”.
In collaborazione con Serie Tv News
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