17 Gennaio 2016 - 13:14

Depenalizzazioni per i “furbetti di turno”

depenalizzazioni

Il “pacchetto” di depenalizzazioni approvato dal Consiglio dei Ministri evidenzia sin da subito i favori fatti ai “poteri forti” senza risolvere le questioni urgenti (reato di clandestinità e liberalizzazione delle droghe leggere) al vaglio del dibattito politico

[ads1]Una delle più grandi caratteristiche della politica italiana è quella dei grandi slogan a cui seguono, inevitabilmente, dei provvedimenti che potrebbero essere intesi, per lo più, come dei “paliativi” sulla questione o dei “compromessi al ribasso” sulla tematica di tuno. In questi ultimi giorni la caratteristica è emersa sempre di più e accanto allo stravolgimento (e al becero scontro ideologico sulla “stepchild adoption”) del ddl Cirinnà  si è palesata in maniera maggiore attraverso il “pacchetto” di depenalizzazioni varato in Consiglio dei Ministri.

depenalizzazioniRispetto agli interventi che la penisola si aspettava (abrogazione del reato di clandestinità, non trattata in CdM, e liberalizzazione delle droghe leggere, tramutata in un ibrido che non risolve assolutamente la questione), il provvedimento è intervenuto, in specifiche sezioni, a protezione dei soliti “furbetti di turno”.

Fra le diverse depenalizzazioni, infatti, ne emergono alcune che sono del tutto “ingiustificate” ed “ingiustificabili” a favore di un influente “potere precostituito”.

Il primo, e purtroppo meno sbalorditivo fra i tre considerati, dubbio emerge sulla depenalizzazione del contrabbando di tabacchi (nella forma lieve).

Partendo dal presupposto che non è stata specificicata la “forma lieve” del contrabbando , il governo non ha considerato un dato specifico: nell’attuale periodo di crisi il contrabbando di tabacchi è “tornato in auge” in maniera prepotente (come dimostrano anche le diverse rapine compiute agli esercizi autorizzati) e il provvedimento rappresenta un grande favore a tutti coloro che, intenti nell’attività, porteranno avanti il loro “lavoro” rischiando solamente una sanzione amministrativa.

Accanto a questo “regalo” (anche se di poco “fuori stagione”) ve ne sono altri due molto più preoccupanti: quello sull’ impedito controllo e quello sulle norme antiriciclaggio.

Entrambi gli interventi, che prevedevano il carcere dai 18 mesi ai 3 anni, vengono retrocesse a “reati di serie B” contemplando esclusivamenda l’ammenda amministrativa.

In questo modo, con le complete depenalizzazioni (che di fatto si tramutano in impunità i provvedimenti) dell’impedimento di revisione di enti di interesse pubblico e di mancata verifica (da parte dei sindaci e di enti) delle norme antiriciclaggio, si spalancano le porte ad illeciti continui (a scapito dei piccoli risparmiatori, dato che per i due reati sono coinvolti in particolar modo gli enti a conduzione mista e gli istituti bancari) e al dominio dei “grandi gruppi organizzati” sia leciti che illeciti.

Come accade sempre più spesso, la nostra nazione contempla il cammino verso il futuro con un “passo da gambero” e considera più degno di depenalizzazione l’ “inganno agevolato” piuttosto che le reali aree di intervento (vedi l’aborto clandestino “stangato” con una multa dai 5 ai 10mila euro, invece dei 51 euro originari, in nome dei “valori morali” nazionali).

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