22 Agosto 2019 - 11:33

Depressione e inquinamento, per gli studiosi c’è una correlazione

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Nei paesi con un più alto tasso di inquinamento è più probabile sviluppare problemi quali depressione e disturbo bipolare. L’università di Chicago conferma

Che vivere in città sia, sotto certi aspetti, stressante, lo si è capito sin dai tempi dell’industrializzazione. La vita in città, se da un lato può essere più comoda, dall’altro impone ritmi frenetici che a lungo andare vanno a minare gli equilibri che in campagna rimarrebbero intatti, in linea di massima. Non è difficile, guardandosi intorno passeggiando per le strade di una metropoli, incrociare sguardi spenti di persone troppo prese da lavoro e faccende private. Questa volta, però, a confermare questa sensazione c’è l’Università di Chicago. Gli studiosi che hanno condotto la ricerca hanno affermato, sulla base di dati raccolti anche in Danimarca, come l’inquinamento di grandi centri abitati sia tra le cause di sviluppo di depressione e disturbo bipolare.

La ricerca

Come riporta il Corriere, lo studio dell’Università di Chicago pubblicato su Plos Biology ha analizzato un’ingente mole di dati raccolti negli Usa ed in Danimarca. Da questi si mette in luce un’evidente, ma ancora da approfondire, correlazione tra sostanze tossiche prodotte dall’inquinamento e presenti nell’aria e l’insorgenza del disturbo bipolare e disturbo depressivo maggiore. Si legge infatti: “Vivere in aree urbane con una scarsa qualità dell’aria, specie nella prima infanzia, in entrambi i Paesi è associato all’aumento dei tassi di disturbo bipolare e depressione“. Continuano, poi, gli autori “queste malattie neurologiche e psichiatriche, così costose in termini finanziari e sociali, sembrano correlate all’ambiente, in particolare alla qualità dell’aria“.

Aumentano del 6% i casi di depressione

Dai risultati emersi si evince che: “Le contee con la peggiore qualità dell’aria mostravano un aumento del 27% per i casi di disturbo bipolare e del 6% per la depressione rispetto a quelle con la migliore qualità dell’aria“.

Al fine di avallare questi dati, l’Università di Chicago ha collaborato con l’Aarhus University in Danimarca analizzando, da registri nazionali, 1.4 milioni di persone nate nel Paese scandinavo tra il 1979 e il 2002. Anche oltreoceano, l’incidenza di malattie neuropsichiatriche risultava maggiore nelle aree più inquinate.

Ancora non sono chiari quali e quante sostanze presenti nell’aria siano alla base di questi risultati. Quel che è certo, però, è che quella che prima era solo una sensazione, grazie al lavoro ed alla dedizione di un team di studiosi, è riuscito ad avere una valevole e comprovata importanza scientifica.