18 Giugno 2018 - 08:00

Tra Carta E Pixel: Doppio Sogno/Eyes Wide Shut, il doppio labirinto

Doppio Sogno Eyes Wide Shut

In questo nuovo appuntamento con Tra Carta E Pixel, analizzeremo come Stanley Kubrick ha creato Eyes Wide Shut da un racconto breve di Schnitzler

Solamente il titolo è cambiato, il resto è rimasto identico. L’intento è sempre lo stesso: quello di analizzare opere letterarie “sconosciute” da cui sono stati tratti grandi film. In Tra Carta E Pixel, continueremo l’opera cominciata con TrasposiZON, nella speranza di acculturare sempre di più appassionati cinefili e letterari.

Dopo aver trattato il crossover tra Enemy e L’Uomo Duplicato nel primo capitolo, il prossimo step riguarderà un nome epico della cinematografia mondiale: Stanley Kubrick. Uno dei registi più grandi di sempre, una pietra miliare. In particolare, prenderemo in esame il suo ultimo film, girato prima di morire: Eyes Wide Shut.

In pochi sanno che il film con Nicole Kidman e Tom Cruise è, in realtà, un adattamento del racconto Doppio Sogno, scritto da Arthur Schnitzler nel 1926. Com’è stato possibile realizzare un adattamento così moderno da un libro così lontano a livello temporale? Ecco a voi l’analisi completa.

Differenze e analogie

Abituati all’estro e al tocco tangibile di un regista così influente come Kubrick, ci aspetteremmo da lui un’opera completamente riarrangiata. Invece, molti rimarranno sorpresi dal sapere che l’adattamento di Eyes Wide Shut resta molto fedele a Doppio Sogno.

La storia, infatti, resta pressoché immutata. La trama gioca sull’improvviso rivelarsi e l’incerto aggiustarsi del matrimonio di una giovane coppia, quella del medico viennese Fridolin e di sua moglie Albertine, nell’arco di due notti (nel romanzo). Ovviamente, nella versione cinematografica i nomi cambiano (Tom Cruise è William, Nicole Kidman è Alice), ma la sostanza resta la stessa.

Il punto di contatto tra Kubrick e Schnitzler risiede proprio nell’intento di compiere al solito un’aspra critica sociale. La voglia di porsi in contrasto con l’ideologia, la morale borghese dominante, la feroce satira sono tutti valori in comune tra le due opere.

Emergono, però, alcuni dettagli significativi che concorrono a differenziare le due opere. L’ambientazione e il contesto, infatti, sono completamente diversi. In Eyes Wide Shut, infatti, ci troviamo in una New York moderna, tardonovecentesca, vicina ai giorni nostri. L’opera di Schnitzler, invece, ci catapulta nella Vienna di fine ‘800, in un ambiente più “opacizzato” e tetro.

Altra differenza fondamentale è il ritmo della narrazione. Nel film, infatti, vi sono alcuni dettagli, necessari allo sviluppo, che lo rendono più compassato. Nella novella di Schnitzler quello che balza all’occhio del lettore è il suo ritmo stranamente veloce. Il racconto fila via che è una bellezza, non propone punti morti e riesce a coinvolgere il lettore più di quanto lo stesso Kubrick non riesca a fare nel suo film.

Il doppio labirinto

Entrambe le opere convergono su un aspetto fondamentale: gli smarrimenti paralleli. La comune passione di Schnitzler e Kubrick per la psicanalisi ha spinto entrambi ad addentrarsi in quelle remote regioni della psiche troppo spesso trascurate o dimenticate.

La crisi di coppia, i desideri inconfessati/bili, un fuoco di passione che brucia sotto la placida apparenza di una tranquilla e paciosa vita matrimoniale sono elementi affrontati da entrambe le opere.

Ma vi è una differenza sostanziale, che crea un “doppio labirinto” tra i due autori. Mentre Schnitzler, da narratore onnisciente, impone al lettore il rigore di una visione “oggettiva”, Kubrick ribalta le regole dei generi in modo da permettere allo spettatore di attraversare lo specchio.

Mentre per lo scrittore tutto doveva essere abbastanza ovvio, il regista lasciava il compito di indirizzare la narrazione allo stesso spettatore. Ciò ha garantito ad Eyes Wide Shut un certo alone di mistero, e automaticamente molto più interesse da parte di chiunque guardi il film. Nella pellicola, Kubrick innesta e dà libero sfogo alle sue magnifiche ossessioni, lasciando però libero arbitrio.

Risultato: Kubrick firma un altro capolavoro

Non vi è dubbio. Se da una parte con questo libro Schnitzler è stato ascritto nel novero dei grandi scrittori del Novecento, dall’altra Kubrick firma l’ennesimo capolavoro della sua carriera.

Eyes Wide Shut e Doppio Sogno vengono considerati una sorta di testamento da parte dei due autori. Entrambe ciniche e perverse, le opere insegnano come si costruisce la tensione pagina per pagina.

Una tensione creata da una sottile e labile psicologia umana, che dimostra ancora una volta quanto la ricerca ossessiva del piacere possa catapultare in una sorta di incubo grottesco da cui probabilmente non ci sarà mai via d’uscita.

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