Il Duomo di Orvieto, la piccola perla dell’Umbria
Un monumento fra cielo e inferi quello del Duomo di Orvieto, una vera e propria perla all’interno della piccola Umbria
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L’Umbria possiede solamente due beni UNESCO, la Basilica di S. Francesco e altri luoghi francescani , dal 2000, e due Chiese a Spoleto e Campello sul Clitunno che, a partire dal 2011, rappresentano, insieme a beni artistici di altre regioni, i luoghi del potere longobardo in Italia. In pratica, l’Umbria ad oggi può vantare un unico bene UNESCO di sua esclusiva proprietà. Obiettivamente poco, tenendo conto dei tanti beni UNESCO disseminati in giro per l’Italia, da nord a sud. Eppure, questa regione non solo rappresenta il cuore geografico dell’Italia, ma anche il cuore spirituale e mistico della penisola. Personaggi come Benedetto e Scolastica da Norcia, Francesco e Chiara d’Assisi e Rita da Cascia erano umbri o, comunque, erano nati in questi luoghi. Il misticismo pervade buona parte dei piccoli borghi umbri, borghi ameni, quasi irreali nella loro semplice perfezione, spesso arroccati su scoscese colline o montagne verdeggianti, e sempre abitati da pochissime persone. Le persone sono così poche in alcuni borghi che spesso vi è la netta sensazione che sia più facile imbattersi in qualche gatto randagio o in un turista straniero di passaggio, piuttosto che in un locale. Orvieto non fa eccezione e, pur essendo celebre per il suo Duomo, conserva ancora quell’atmosfera di antico misticismo, di silenzio e semplicità rustica.
La città dall’impianto medievale è piccola e abbarbicata su una rupe di tufo. La fatica per salirvi non è poca, ma non appena vi si arriva si ha subito l’impressione di essere capitati per caso sul set d’un film storico o fantasy. Il rosso delle pietre, il profumo tentatore dei pici e le onnipresenti balestre e fionde in legno ci catapultano al tempo delle giostre e dei tornei. Il Duomo poi, incantevole com’è, spicca su tutto il resto della città, tanto da rendere ai nostri occhi le altre attrazioni, come il Pozzo di S. Patrizio o la Chiesa di S. Andrea, irrisorie, pur non essendolo. Con le sue caratteristiche quattro guglie gotiche e le linee verticali che abbelliscono tutta la facciata, il Duomo sembra svettare verso l’alto, verso il cielo. Nelle tiepide giornate di primavera, quando le nuvole solcano l’aria, sembra quasi che con le sue linee spigolose il Duomo voglia colpire il cielo. Ciononostante, lo slancio verso l’alto non sembra eccessivo, l’architettura non ha una linea aggressiva, poiché il tutto è temperato dall’eleganza delle decorazioni, dai colori rassicuranti e armoniosi.
Iniziata nel 1200, la Cattedrale di Santa Maria Assunta è stata terminata solo nel 1591. Disegnato originariamente in stile romanico forse da Arnolfo di Cambio, il Duomo, deve il suo aspetto gotico soprattutto al senese Lorenzo Maitani, il quale determinò l’aspetto attuale della facciata, nonché l’abside e il transetto. Se fuori, sulla facciata, il Duomo è ricco di immagini rasserenanti e belle, pur essendo comunque in massima parte rifacimenti dei mosaici originali, all’interno il Duomo conserva immagini più tenebrose ed inquietanti. Sicuramente, infatti, ciò che rende il Duomo di Orvieto famoso nel mondo è la celebre cappella di S. Brizio, che si trova nel transetto destro. Le “Storie degli ultimi giorni” di Beato Angelico, Benozzo Gozzoli e, soprattutto, Luca Signorelli rendono il Duomo un unicum dell’arte. Aldilà di temi particolari e scarsamente raffigurati nel panorama artistico, come l’Anticristo sobillato dal diavolo, vi sono altre scene che richiamano alla memoria, per l’estrema fantasia ed i colori, autori come Bosch o Bruegel. In particolare, il Finimondo raffigura demoni volanti che sprigionano dalle bocche una pioggia infuocata, mentre nei Dannati all’Inferno vi sono numerosi demoni blu, rossi e verdastri, fra cui è possibile scorgere un autoritratto dello stesso Signorelli, mentre torturano una miriade di dannati, tra cui compare anche l’ex compagna dello stesso pittore. Le immagini del pittore aretino sono davvero particolari per la veritiera plasticità delle figure, per le espressioni del volto corrucciate o terrorizzate e per la fantasia stilistica, evidente soprattutto nella creazione di demoni “fluo” e demoni uccello.
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