Elezioni 2018, il terremoto partitico e politico delle liste Pd. Renzi e la sua maggioranza si giocano tutto il 4 marzo?
La fine di gennaio è ormai alle porte e i vari schieramenti hanno cominciato a rendere ufficiali i futuri candidati per le
Elezioni 2018. Fra smentite dell’ultima ora ed imbarazzi corretti all’ultimo momento, ad emergere nel dibattito politico è la situazione del
Pd alle prese con l’ennesima diatriba interna. Infatti, al netto dell’imposizione – così come denunciato dalle
minoranze – sui
posti da occupare, il partito del
rottamatore Renzi ha deciso di imporre in tutto e per tutto la linea dettata dall’ala maggioritaria. In pratica, con una mossa che rispecchia il classico
modus operandi dell’attuale maggioranza dem, sono state costruite le candidature in modo tale da tener definitivemente fuori da ogni contesto le
minoranze interne. La strategia renziana per le
Elezioni politiche 2018 – a dir poco scontata, considerando l’atteggiamento in altre situazioni di
crisi come questa – è riuscita in un sol colpo ad avere un doppio effetto tanto sulla tenuta del partito quanto sull’esito elettorale. Guardando l’aspetto prettamente partitico, l’ennesimo isolamento delle aree di
Orlando ed
Emiliano, da un lato ha indebolito un partito alla continua ricerca di un’identità e dall’altro ha, praticamente, autorizzato un
tana libera tutti che rischiaa di avere un effetto catastrofico a livello territoriale. Proprio questo punto apre la seconda problematica, dove, con l’imposizione di candidature vicine all’
ex Premier ma non al territorio di appartenenza – vedi la
Puglia, in particolar modo – potrebbe mettere a rischio un’elezione, di per sè, già persa in partenza. Tutto ciò, inoltre, si mescola con questioni maggiormente spinose quali quella di
Casini o della
Lorenzin – candidata a
Modena in quota
Pd – che, in nome di un accordo nato nelle aule parlamentari in precedenza – spalanca ancor di più la porta ad ulteriori bilanciamenti verso il
centro. Questo massiccio spostamento dell’asse politico, infine, renderà maggiormente evidente la scarsa identità di partito e l’inevitabile resa dei conti interna alla fine delle
Elezioni 2018, con conseguente -ed annunciato – disastro elettorale in vista del
4 marzo.