18 Gennaio 2018 - 10:12

Renzi, Casini e le candidature nelle roccaforti rosse

matteo renzi

Renzi impone la candidatura dell’ex UdC nel collegio uninominale di Bolgona. Quali conseguenze ci saranno a seguito di questa particolare strategia elettorale?

Con la campagna elettorale ormai inoltrata, ad infuocare il dibattito politico nazionale sono le strategie adottate dai singoli contenitori sulle candidature.

Fra seggi sicuri e candidature scomode, quella che più di altri sta imbarazzando l’ambito del centro-sinistra è la candidatura di Pier Ferdinando Casini.

Il partito guidato da Renzi, infatti, ha deciso – in questo caso in accordo con il leader regionale – di assicurare la candidatura nell’uninominale all’esponente centrista in uno dei posti più cari ai dem: Bologna. La decisione, particolare e molto criticata da elettori storici e quadri di partito, ha scatenato un ulteriore dibattito nei democratici che ne potrebbe mettere in discussione, ancor di più, la tenuta in questi giorni.

La tattica utilizzata da Renzi, in cui si evidenzia ulterioremente il percorso che il segretario intende intraprendere, ha avuto il merito di far esplodere due problematiche che potrebbero ripercuotersi pesantemente sulla tornata elettorale del 4 marzo.

In primo luogo, esplicitando il Renzi pensiero attraverso le azioni, la candidatura di Casini completerebbe quello spostamento verso il centro in cui la duttilità di apparentamento sarebbe solo una formalità (a differenza delle tante discussioni con i partiti di ciò che rimane della sinistra).

In pratica, cercando sempre più alleati al centro (anche se con un’esperienza nel centro – destra), il Pd tenderebbe a rincorrere – e ricostruire – uno degli elettorati storici, quello democristiano, al di là della reale convergenza (cosa che non si può dire con Casini dato l’appoggio totale agli ultimi tre Governi a guida Pd) e del concreto appeal elettorale.

A questa problematica se ne lega una ancor più scottante: le candidature degli scomodi nei collegi uninominali sicuri.

L’entrata a gamba tesa di Casini, difatti, mette Renzi nella condizione di accettare anche i diktat di un’altra forza centrista(?) a lui molto cara (AlA) che da un lato porterebbe ad una giocata ad occhi chiusi su seggi storicamente appartenenti alla sinistra e dall’altro alla riproposizione di nomi (ancor più) lontani da quel minimo di appartenenza rimasta nei dem.

Tutto ciò, che si configura come la vera sfida nel Pd, oltre a mettere a serio rischio il ritorno in termini di voti (pur trattandosi di zone rosse, si impone un candidato totalmente lontano dalla benevolenza dell’elettorato storico), porterebbe ad un’eccessiva volatità – con ripercussioni su programmi e politiche future –  in termini di alleanza per i dem.

Le grandi manovre per le candidature sono, quindi, appena cominciate ma i prossimi giorni ci potranno confermare le reali intenzioni di un partito alle prese con un vero e proprio salto nel vuoto.

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