Elsa Morante, 30 anni dopo. Una vita per la letteratura
30 anni fa, il 25 novembre del 1985, si spegneva Elsa Morante. Donna complessa e appassionata, è considerata una delle più importanti autrici della letteratura italiana del Novecento
[ads1] Passione. Impegno ideologico. Fantasia. Sono solo alcuni degli aspetti dell’opera di Elsa Morante.
Autrice di una produzione sicuramente non sistematica e continua, ma totalizzante e appassionata in ogni sua espressione, la scrittrice si spegneva trent’anni fa, il 25 novembre del 1985, stroncata da un infarto in una clinica di Roma.
Una vita tormentata la sua, sempre alla ricerca di un coinvolgimento profondo che si trattasse di letteratura o di rapporti umani. Basti pensare all’altalenante relazione con il marito, lo scrittore Alberto Moravia, con cui convolò a nozze nel 1941 per poi separarsi definitivamente nel 1962.
Quattro i grandi romanzi frutto della sua penna.
Dopo le favole, le poesie e gli avventurosi racconti scritti in età giovanile, Menzogna e sortilegio, pubblicato da Einaudi nel 1948, è il sorprendente esordio nel panorama del romanzo italiano.
Il libro è un complesso dramma familiare narrato in prima persona dalla protagonista. L’ambientazione è costituita da una città meridionale, probabilmente siciliana, in cui vive e si muove una schiera di personaggi sempre in bilico tra realtà e finzione, mediocre quotidianità e mito e, quindi, “menzogna” e “sortilegio”.
Nel 1957 è la volta dell’ Isola di Arturo, con cui si aggiudica il Premio Strega. Si tratta del racconto dell’infanzia e dell’adolescenza di Arturo Gerace nell’isola di Procida. Quest’ultima, ricca di elementi fiabeschi, è metafora di quel paradiso terrestre che è la fanciullezza, destinata a sfumare rivelando il volto crudele dell’età adulta. Il protagonista, infatti, vedrà cadere, una alla volta, le sue infantili illusioni, in particolar modo, l’immagine mitizzata del padre.
La Storia, edito da Einaudi nel 1974, è, invece, l’opera più complessa e discussa di Elsa Morante. Narrato in terza persona, il romanzo racconta la Roma della Seconda Guerra Mondiale attraverso le vicende della vedova Ida Ramundo, dei due figli e di molti personaggi ad essi connessi. L’obiettivo della Morante è quello di rivendicare la dignità e l’importanza delle storie delle vittime rispetto alla Storia con la “S” maiuscola. Un intenso racconto degli umili e dei vinti che però riceve, fin da subito, aspre critiche poiché tacciato di sentimentalismo e per la struttura romanzesca lontana dalle nuove forme dello sperimentalismo e della neoavanguardia.
L’ultimo romanzo della Morante risale al 1982. Aracoeli, tragico racconto della relazione tra madre e figlio, è un’opera pervasa da un pessimismo radicale, tratto costante degli ultimi anni di vita della scrittrice che, nel 1983, arriverà a tentare il suicidio.
Difficile definire l’opera di Elsa Morante in poche parole. Per la scrittrice, infatti, vita e letteratura erano intrecciate l’un l’altra senza soluzione di continuità, accomunate dalla ricerca del vero e del bello. Ella stessa aveva fornito questa descrizione, apparentemente paradossale, di scrittore:
«Una delle possibili definizioni giuste di scrittore per me sarebbe addirittura la seguente: un uomo a cui sta a cuore tutto quanto accade, fuorché la letteratura».
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