Epifania: curiosità sull’ultima “festa comandata”
Cosa lega i tre Re Magi alla Befana? Il mito "sincretico" dell'Epifania
Nata come una celebrazione esclusivamente cristiana, che coincide con la visita dei Magi alla grotta del Bambino Gesù, l’Epifania (dal greco apparizione, venuta) ha assunto nel tempo i connotati di una festa sincretica in cui, cioè, convivono pacificamente elementi legati al cattolicesimo ed elementi legati alla tradizione pre-cristiana.
Per la Chiesa Cattolica, in particolare quella che segue il calendario gregoriano, con l’Epifania si ricorda la visita dei Magi a Gesù: tuttavia, gli elementi di contorno che oggi diamo come assodati nella storiografia dell’evento, il fatto che i Magi fossero tre e che si chiamassero proprio Baldassare, Melchiorre e Gaspare, per esempio, sono un’aggiunta posteriore della Chiesa (risalente in particolare all’Alto Medioevo) e non trovano grandi riscontri nella Sacre Scritture.
Anche la tradizione che voleva i Magi accompagnati a Betlemme dalla Cometa di Halley è alternativa rispetto a quanto si legge nei Vangeli: si tratterebbe di una sorta di licenza poetica che fu Giotto il primo a prendersi quando dipinse l’Adorazione dei Magi per la Cappella degli Scrovegni a Padova; lui, che sicuramente la Cometa di Halley aveva avuto modo di vederla tra il 1301 e il 1302.
Tra i miti “pagani” proliferati attorno all’Epifania, c’è senz’altro la figura della Befana, trasfigurazione della dea Diana che, in epoca pre-cristiana era celebrata 12 giorni dopo il solstizio di inverno (individuato il 25 dicembre, giorno di Natale e festa del Sol Invictus).
Fu ancora la Chiesa Cattolica, in quel periodo di tentata riforma e ritorno all’ortodossia che sembrò essere l’Alto Medioevo, a far germogliare nel nostro immaginario la Befana così come la immaginiamo oggi: in aperta condanna dei riti pagani trasformò la dea Diana in una vecchina brutta e vestita di stracci.
Una leggenda popolare vuole poi la Befana legata a doppio filo al viaggio dei Re Magi: si narra che, sulla strada per Betlemme, Gaspare, Baldassare e Melchiorre chiesero indicazioni ad una donna anziana che, però, si rifiutò di aiutarli. Successivamente, pentitasi del suo comportamento, la vecchina si mise sulle tracce dei tre, lasciando piccole ceste piene di dolciumi ai bambini che incontrava lungo la strada.
Così il mondo cristiano spiega la tradizione della calza della Befana. Ma attenzione: è possibile che qualche bambino trovi, in mezzo a tante leccornie, anche qualche pezzo di carbone, monito a comportarsi meglio nel corso dell’anno appena iniziato. Oltre che “richiamo pedagogico”, il carbone è anche simbolo dei numerosi falò che tradizione vuole si facciano nella notte dell’Epifania. La volontà è quella di bruciare l’anno vecchio e rigenerarsi in vista del nuovo.
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