18 Ottobre 2015 - 09:35

Festa del cinema, seconda giornata

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La semplicità del cinema che sorprende. Seconda giornata della decima edizione della Festa del Cinema

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La seconda giornata della decima edizione della Festa del Cinema di Roma, è stata segnata dalla proiezione di due film che si sono distinti per l’ottima scrittura, cosa oggi rara.

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Festa del cinema, seconda giornata

Il primo, “Room”, diretto da Lenny Abrahmson, è una co-produzione tra Canada e Irlanda. Una sola parola descrive il cuore della trama: la “stanza” che compare nel titolo e in cui vivono segregati una madre e un figlio. Metà del film si svolge, infatti, in nove metri quadri, con soli tre personaggi, a dimostrazione che il buon cinema non ha bisogno di molto per essere efficace e emozionante. Quando poi Jack riesce a scappare e salvare la mamma, la macchina da presa si abbassa ad altezza di bambino, per raccontarci proprio dal punto di vista del piccolo sopravvissuto, di appena cinque anni, l’impatto con il mondo reale. Un film ben riuscito e interpretato che poteva anche terminare con madre e figlio finalmente salvi, ma che ha voluto raccontarci quello che succede dopo il lieto fine.

Il secondo film in concorso, diretto da Gabriele Mainetti, è invece di produzione italiana. Si tratta del film che non ti aspetti. Il titolo già di per sé è tutto un programma: “Lo chiamavano Jeeg Robot” (con evidente richiamo al famoso “Lo chiamavano Trinità”).

Il film racconta di un ladruncolo da quattro soldi che un giorno per scappare dalla polizia finisce nel Tevere, ed entra in contatto con sostanze radioattive, che gli procurano una forza sovrumana.

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Festa del cinema, seconda giornata

Risparmiamo al lettore le motivazioni del titolo che vengono ben presto chiarite dalla trama, con l’augurio di andare a vedere un perfetto film di supereroi interamente prodotto in Italia, ma perfettamente coerente con il modello americano.

Mainetti ha evidentemente una certa predilezione per il fumetto ed è stato capace di raccontare la storia di un supereroe all’americana, ma con un pizzico di grottesco all’italiana che per questo lo rende originale.

Gli interpreti (Claudio Santamaria e Luca Marinelli) sono stati eccellenti, in particolare quest’ultimo che sorprende sempre per le doti istrioniche, riuscendo a interpretare personaggi ogni volta diversi e mai con la stessa espressività. Questo film pone luce su un genere, quello del film tratto da manga o da fumetti, che poco si sposa con le produzioni italiane, riuscendo a dimostrare che nel cinema italiano è ancora possibile vedere qualcosa di diverso e di qualità.

L’ospite internazionale di oggi, per la sezione “incontri ravvicinati”, è stato Jude Law, fra i migliori attori della sua generazione che si è raccontato attraverso le clip tratte dalla sua filmografia commentandole e esprimendo le sue preferenze e idee sul cinema di ieri e di oggi.

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