In Francia i videogiochi diventano “protezionisti”
Un documento del Ministero della Cultura, invita i francesi ad usare esclusivamente la lingua madre quando si parla di videogiochi e tecnologia in generale
Un documento del Ministero della Cultura, invita i francesi ad usare esclusivamente la lingua madre quando si parla di videogiochi e tecnologia in generale
Fa sorridere un nuovo corpus di norme promulgato dalla Commission d’enrichissement de la langue française, struttura interna al Ministero della Cultura d’oltralpe, che “impone” l’uso esclusivo del francese quando si parla di videogiochi o tecnologia in generale.
Il glossario: streamer, E-Sports, progamer
Al documento è allegato un dettagliatissimo glossario grazie al quale scopriamo, per esempio, che lo streamer (colui che produce contenuti video in diretta sul web mentre gioca) in quest’ottica protezionista diventa animateur en dirette mentre gli eSports vengono rinominati come “jeu vidèo de compètition”, traduzione più o meno letterale di “videogioco agonistico”.
Il professionista degli Esports, che nella koinè è conosciuto come progamer, oltralpe diventa un “joueur professionel”, a cui sarebbe tuttavia il caso di aggiungere una qualifica (di quale titolo è un giocatore professionista?) anticipata magari dal de per non generare confusione.
Infine, la pubblicità che permette ai giochi gratuiti che scarichiamo sul nostro smartphone o sul nostro tablet di rimanere tali, da oggi per i giocatori francesi sarà la “publicitè intrajeu”, la “pubblicità intragioco”, in luogo dell’internazionale in-game advertising. E la “cartella” virtuale in cui salveranno i loro progressi non sarà più il cloud ma un “jeu vidèo en nuage”.
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Un Posto al Sole anticipazioni puntata di oggi, 1 giugno 2022