22 Giugno 2021 - 16:09

Franco J. Marino: Napoli nel cuore e la musica in testa – intervista

Franco J. Marino

Ha esordito con Tony Esposito, ha scritto per Dalla e Bocelli, ha persino inventato uno stile musicale. Abbiamo intervistato Franco J. Marino

Lo scorso 4 giugno è uscito Immagina il mondo che vuoi il nuovo singolo di Franco J. Marino, autore, compositore e interprete. Noi di Zon.it lo abbiamo intervistato.

Franco J. Marino era giovanissimo quando ha incantato Tony Esposito e Renzo Arbore (1997), da allora non si è più fermato. Con Napoli nel cuore e la musica in testa, ha messo in piedi una lunga carriera che annovera importanti traguardi e collaborazioni.

Ha scritto per Lucio Dalla, Andrea Bocelli e Nathan Pacheco, ha persino inventato un suo personalissimo stile musicale. Si tratta del mood “Napolatino”, una inedita fusione tra la melodia classica napoletana ed elementi latini. Una vera e propria filosofia di vita che racconta nell’omonimo progetto discografico (2018, Azzura Music) con la produzione di Mauro Malavasi.

Noi di Zon.it lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo, Immagina il mondo che vuoi. Dai vicoli di Napoli, passando per le grandi e affollate piazze bolognesi, fino ad arrivare al ricordo di Pino Daniele e Massimo Troisi. Ecco la nostra chiacchierata con Franco J. Marino, un Santana napoletano con i piedi per terra, ma – per citare un suo album – eterno “Pescatore di stelle” (2011).

Immagina il mondo che vuoi è il tuo ultimo singolo uscito lo scorso 4 giugno. Ti va di raccontarci qualche retroscena legato alla stesura del testo?

Nei miei testi riporto storie vere e adopero metafore. Immagina il mondo che vuoi è una storia di sogni che non si incontrano. Se dovessi fare una comparazione con un film sarebbe Pensavo fosse amore… invece era un calessedel grande Troisi. Nel mio brano non mi riferisco unicamente all’amore tra un uomo e una donna, ma ad un amore universale e mi interrogo sul senso della vita. Spesso la nostra insicurezza, il nostro sentirci piccoli a cospetto del mondo, non ci fa stare in equilibrio e ascimm’ pazz’ (per dirla alla napoletana).

Il brano è soul-pop. Per quanto riguarda l’arrangiamento, quanto eredita secondo te da “Napolatino”, il tuo progetto da solista?

Nel mio nuovo singolo c’è sicuramente anche questo mondo qui, è un progetto che non abbandonerò mai, è un po’ il mio marchio di fabbrica. Nel mio album “Napolatino” infatti, ho mixato la tradizione della melodia napoletana con le sonorità latine, provando a fare una sorta di Santana napoletano. Questo disco fosse uscito qualche anno fa, probabilmente sarebbe primo in classifica, ma oggi il mondo va verso il rap e la trap.

Hai esordito con Tony Esposito, hai incantato Arbore e nella tua produzione si sente molto Roberto Murolo. Insomma sei un melodista a tutti gli effetti. Ti senti un po’ un pesce fuor d’acqua all’interno della giungla del rap e della Trap?

No. Non mi sento un pesce fuor d’acqua, faccio musica e sono un musicista, ho studiato per fare questo mestiere. Posso dirti che la musica resta, le mode vanno via. A dire il vero, in giro percepisco stanchezza nei confronti di questi generi musicali che in molti casi si riducono ad essere scopiazzature dell’estero. Noi siamo italiani e per fortuna, smettiamola di importare americanate e valorizziamo la nostra tradizione musicale. Grazie alla musica classica napoletana l’Italia è sulla bocca del mondo.

A proposito di America, hai scritto per Bocelli il brano Domani divenuto nel 2004 un successo internazionale. Ti senti più autore o più paroliere?

Per me non c’è molta differenza, i due momenti sono collegati e complementari. Mauro Malavasi sentì il pezzo e se ne innamorò perdutamente. Lo fece ascoltare a Caterina Caselli e a Bocelli, ma io avevo già in mente il Nostro tenore. C’è una frase che giustifica la potenza di tutto il testo che nasce pensata in napoletano: non basta mai domani/pensiamo che domani/qualcosa cambierà/e ci perdiamo ieri. Alla fine la canzone è stata affidata a Bocelli, un grande vanto per me visto che rappresenta l’interprete per eccellenza della musica italiana oltreoceano.

Hai collaborato anche con Lucio Dalla nel 99′ scrivendo per lui Non vergognarsi mai. Il brano è contenuto nel suo album “Ciao”. Che ricordo hai del maestro? Sebbene tu sia napoletano, hai sviluppato qualche tipo di legame con la città di Bologna?

Bologna è la mia seconda casa e di Lucio ha tantissimi ricordi. Posso raccontarti quello più bello. Stavamo lavorando al pezzo che hai citato e durante una delle nostre tante pause pranzo, ho fatto un giro in moto con lui. A bordo della sua Honda Spazio ho visto Bologna attraverso gli occhi di un “Lucio Cicerone”. Lo ricordo come un uomo molto generoso, ti basti pensare che una volta ero suo ospite e volle darmi le chiavi di uno dei suoi appartamenti in via D’Azeglio. Non si poteva dire di no a Lucio, sennò si offendeva.

Stai descrivendo Lucio Dalla come un bolognese dal cuore da napoletano, giusto?

Sì esatto. Come spesso ripeteva Pino Daniele, Lucio Dalla era un napoletano mancato. Napoli ce l’aveva proprio nel sangue. A proposito di Pino e di Lucio, ti voglio raccontare questo aneddoto. “Pino è il più grande di tutti. Io mi tolgo il cappello davanti a lui” mi disse proprio così il maestro Dalla, tra una chiacchiera e un bicchiere di vino. Eravamo a cena a Bologna. Quelle parole dette da un’icona come lui, ti fanno effetto. Un grande che parla di un grande.

Uno scontro tra titani insomma. Una testimonianza di stima grandissima che Lucio Dalla nutriva nei confronti di Pino Daniele

Assolutamente, lo stimava tanto, sebbene Pino avesse il suo carattere. Io l’ho conosciuto Pino, era spesso orso. Ma penso che questo atteggiamento fosse in fondo solo un meccanismo di difesa nei confronti di problemi cardiaci sempre presenti e che lo facevano sentire vulnerabile. Io la penso come Lucio sai? Pino Daniele è stato, se non il più importante, tra i primi tre della storia della musica italiana.

Facciamo un passo indietro. Nel 1997 hai pubblicato il tuo primo singolo Preghiera, eri molto giovane. Se potessi dare un consiglio al Franco degli esordi quale sarebbe?

Questa è difficile. Spesso nella vita crediamo di aver sbagliato poco, eppure gli errori si fanno. Preghiera è un pezzo che non riesco più a cantare perché dentro c’è del mio personalissimo vissuto che ancora mi porta sofferenza. E qui torno a Pino. Pensa che fu proprio Willy David, il grande produttore di Pino Daniele che volle assolutamente produrmi. Per rispondere alla domanda ti dico che forse avrei dovuto osare di più, mi sarei dovuto buttare senza pensare troppo.

Stai parlando di qualche occasione persa?

Sì, mi sarei dovuto fidare di più. Mi ricordo quando Geppino Afeltra si offrì di produrre il mio disco, ma io dissi di no. Non avevo tutti i mezzi che servivano per uscire con un album. Ho lasciato scivolare via questa occasione e poco dopo lui fece il disco per Gigi D’Alessio.

Forse non era ancora il tuo momento, perché poi di strada ne hai fatta

Si non mi lamento, sono uno che vive di musica. In linea di massima mi accontento, ma non ne ho mai abbastanza, perché bisogna sempre pretendere il massimo da sé stessi. Il consiglio che darei al Franco degli inizi e in generale a chi si approccia a questo mestiere, è di pensare solo alla musica.