Frozen II: cosa sono i Classici Disney al giorno d’oggi?
Frozen II – Il segreto di Arendelle è l’ultimo lungometraggio targato Disney, ancora nelle sale cinematografiche di tutto il mondo e primo al Box Office. Ma con questo film ci si pone la domanda su cosa stiano diventando i classici d’animazione moderni. Andiamo a scoprirlo
Qualche settimana fa abbiamo parlato di Frozen II – Il segreto di Arendelle, uscito nelle sale a partire dal 27 novembre in Italia. Quando si parla di un prodotto cinematografico Disney, si parla, inevitabilmente, di un prodotto in mano alla distribuzione di una major che detiene un terzo dell’industria cinematografica globale.
Frozen II: l’ultimo classico animato prima del lancio in Italia di Disney+
Perché la Walt Disney Company, dopo l’acquisizione della Fox, è diventata ancora più grande come brand e come studios, ma ciò che importa alla maggior parte del pubblico cinefilo è la qualità dei suoi prodotti. Ebbene, oggi la Disney ha preso strade molto diverse rispetto alle scelte del suo fondatore e ideatore, Walt Disney.
In un mercato sempre più competitivo, ingabbiato da un cinema bistrattato e sostituito da altri hobbies, lo studio californiano più importante del mondo si è rimboccato le maniche. Ultima grande manovra, ma non per importanza, la nascita di una piattaforma on-demand per poter gustare i titoli del Topo più famoso del mondo direttamente da casa. Sono sempre più frequenti infatti gli usi di smartphone, tablet, pc e smar tv anche per quanto riguarda il cinema.
Basti pensare a Netflix e alla sue due perle da poco uscite esclusivamente sulla loro piattaforma e per soli pochi giorni al cinema: The Irishman e Marriage Story, senza dimenticare l’indubbia qualità di Amazon Prime Video, che dal canto suo ha prodotto l’original The Report con Adam Driver. Se da marzo 2020 anche in Italia sarà accessibile Disney+, la piattaforma ad abbonamento per potersi gustare (e rigustare) i titoli quali i grandi classici, i franchise Marvel e Star Wars e tanto altro ancora, è bene riconsiderare gli ultimi lavori targati Disney.
Il successo al Box Office VS L’importanza di una buona storia
L’ultimo, in termini cronologici, è Frozen II – Il segreto di Arendelle, uscito nelle sale italiane lo scorso 27 novembre e da quasi un mese al primato per il Box Office di tutto il mondo. Sequel di quel Frozen – Il regno di ghiaccio che nel 2013 contribuì a rilanciare la Disney nel panorama dei cartoni animati (con la quale, è bene non dimenticare, la Disney nasce!) iniziando un confronto culturale e artistico con le altre case di animazione.
Il primo decennio del 2000, infatti, non era stato tra i più rosei per la Disney, che prima di Frozen aveva visto trionfare la sua “succursale” Pixar Animation Studios, ideatrice di grandi storie adatte a ogni tipo di pubblico, accompagnate dalla magia dell’animazione al computer.
Il decennio 2010-2019 che volge al termine ha visto anche nel mondo dei film d’animazione una rivalsa femminile: è con Rapunzel (2010) e Frozen (2013) che la Disney ha rinsavito la sua fantasia e il proprio reddito, puntando sul ruolo della donna tanto caro e tanto discusso a Hollywood e non solo.
L’importanza dei personaggi: dal sesso alla loro caratterizzazione
Peccato però che Frozen II – Il segreto di Arendelle riesce e allo stesso tempo non riesce a sfruttare le solide basi create dal suo film predecessore. Se per Frozen il successo economico fu farcito di un ulteriore riconoscimento quale il miglior film d’animazione agli Oscar del 2014, per Frozen II la strada sembra essere diversa.
Ne condivide, ma su questo non c’erano dubbi, il successo planetario e di conseguenza, economico. Il pubblico – inteso nella sua generalità – ha già dichiarato Frozen II un film riuscito, un film che ha cavalcato l’onda del suo predecessore, grazie anche a personaggi divenuti ben presto iconici quali le due sorelle Anna ed Elsa, inoltre al simpatico pupazzo di neve Olaf.
Ma è proprio sui personaggi e sulla caratterizzazione degli stessi che Frozen II pecca e non poco. Per quanto la pellicola sia uno stupore per gli occhi – vivace la regia, fortissimi ed emozionanti i colori – lo stesso non si può dire per la sceneggiatura, le canzoni e il messaggio che vuole trasmettere. Frozen II prova a essere più del suo predecessore: più dark, più fantasy, più avventura.
Ma la storia non regge e la visione si abbandona a una totale disinvoltura che ne causa l’oblio totale a distanza di pochi giorni. Un vero peccato se pensiamo a quanto la recente filmografia animata sia riuscita a far coadiuvare una storia valida con un aspetto visivo coinvolgente: Toy Story 4, Dragon Trainer 3, Spider-Man: Un Nuovo Universo.
I prossimi riconoscimenti per l’Animazione: Frozen II ci sarà?
Nomi citati non a caso, che schiacciano Frozen II – Il segreto di Arendelle in un confronto senza colpo ferire. Spider-Man: Un Nuovo Universo ha vinto l’Oscar come Miglior Film d’Animazione nell’ultima edizione.
È presumibile che vedremo Frozen II nel quintetto dei film che si contenderanno la statuetta per gli Oscar 2020, ma difficilmente risulterà vincitore. Ieri invece sono state pubblicate le nomination per quanto riguarda un evento importante che anticipa con adrenalina gli Oscar: i Golden Globe. Nominati al Best Animated Film troviamo per l’appunto Frozen II, Toy Story 4 (il favorito), Dragon Trainer – Il mondo nascosto, Missing Link e The Lion King.
La concorrenza ci mostra come la Disney faccia fatica a competere dinanzi a pellicole ben più articolate come Dragon Trainer della rivale Dreamkworks Animation e Toy Story 4 dell’amica Pixar Animation Studios. Il cartone animato è il biglietto da visita della Disney, ma oggi, con ben 59 Classici realizzati, la domanda spunta: cosa vogliono essere i Classici Disney oggi?
Nel caso di Frozen II, ci troviamo dinanzi a un film che ha provato a superare la banalità ma senza crederci abbastanza, risultando piatto, scialbo e superficiale in una storia che non aggiunge nulla. Probabilmente seguirà un Frozen III, le condizioni per poter sfruttare i poteri di Elsa e l’universo del regno di ghiaccio ci sono eccome, ma se non saranno sfruttate con originalità e soprattutto maturità, la Disney tornerà un passo indietro rispetto al cinema animato degli altri studios, che avranno meno soldi a disposizione, ma forse proprio per questo hanno qualche idea in più.
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