L’idea che è in me non l’ucciderete mai: Giacomo Matteotti e l’antifascismo
Nel 1924 l’assassinio del deputato socialista da parte di una squadra fascista: il ricordo di Giacomo Matteotti e il coraggio delle sue azioni
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Il 10 giugno 1924 è una giornata come tante in quel di Roma; estate alle porte, caldo intenso e possibilità di passeggiare per le strade della città.
Alle 16,15 il deputato socialista Giacomo Matteotti si incammina verso Montecitorio a piedi decidendo di transitare per il lungotevere piuttosto che per la Via Flaminia.
Saranno gli ultimi passi per il deputato che pochi minuti dopo verrà rapito e poi ucciso da un gruppo di appartenenti alla polizia politica fascista.
Il leader del partito socialista unitario muore dopo un animato intervento alla Camera dei Deputati (il 30 maggio dello stesso anno) in cui denunciava i brogli e la violenza usata dal PNF durante il periodo elettorale precedente.
A tutto ciò si deve aggiungere anche la scoperta di “documenti segreti” da parte dello stesso deputato inerenti concessioni petrolifere alla Sinclair-Oil, compagnia petrolifera che aveva da poco concluso un vantaggiosissimo affare (pare grazie a fondi illeciti distribuiti alle alte sfere del partito fascista) sullo sfruttamento del sottosuolo italiano.
Il delitto Matteotti è stato il primo omicidio politico di quel periodo, le cui conseguenze influenzeranno l’intero della storia nostrana: marcia su roma, messa al bando delle opposizioni e instaurazione della dittatura fascista.
La storia del deputato è legata senza dubbio alla militanza nel partito socialista, di cui diventa segretario nel 1922, e alla lotta al fascismo.
E’ stato il primo a denunciare il pericolo dalla dottrina fascista e la deriva politica imminente e nel 1921 cercando, invano, anche di divulgare la notizia tramite un libro, dal titolo “Un anno di denominazione fascista”, in cui afferma che l’uso della violenza era un pretesto per portare il Paese verso una dittatura.
Muore a soli 39 anni per mano di una squadra fascista agli ordini del nuovo ordine prestabilito lasciando in eredità il suo coraggio e la sua opposizione al regime.
“Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai” (Giacomo Matteotti)
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