8 Dicembre 2018 - 14:11

Gigi Radice, il “tedesco” che rimane nel cuore di tutta Italia

gigi radice

Dalla prima Coppa Campioni con il Milan allo Scudetto con il Torino post-Superga, il far-west con Cecchi Gori: Gigi Radice resterà uno degli allenatore indimenticati dalla Serie A

Luigi Radice, detto Gigi, avrà fatto anche il Giro d’Italia delle panchine di Serie A ma, ovunque sia stato, ha lasciato sempre un ricordo nel cuore dei tifosi italiani. Da giocatore, invece, le migliori soddisfazioni soltanto con il Milan: 3 scudetti (’56-’57, ’58-’59 e ’61-’62) e la Coppa Campioni vinta nel 1962-63, la prima da parte di una società italiana. Poi il grave infortunio al ginocchio che lo costrinse al ritiro dal calcio giocato e dunque a sedersi in “panchina” come allenatore e da lì l’ascesa. Dopo alcune promozioni con Monza e Cesena, un’avventura alla Fiorentina e al Cagliari, nel 1975-76 riporta lo Scudetto sulla maglia della Torino granata, l’ultimo della storia e l’unico post-Superga. In quegli anni, il Toro sfiora il secondo titolo consecutivo ma deve arrendersi ai cugini bianconeri, in un duello testa-testa, perso per un solo punto. In granata, detiene anche il record di imbattibilità casalinga: 4 anni senza perdere una partita (dal 1975 al 1979).

Il dramma sfiorato e la morte di Barison

In una mattina d’Aprile del 1979, Radice viene coinvolto in un incidente stradale sull’Autostrada dei Fiori, all’altezza di Savona: insieme a lui, Paolo Barison, amico ed ex-calciatore, che muore nell’impatto mentre il tecnico (al volante della Fiat 130 Coupè) esce vivo per miracolo, riportando solo alcune gravi ferite.

Il miracolo Bologna e l’esonero al Milan

L’avventura al Torino si chiude con un esonero nel 1980 e la stagione successiva viene chiamato dal Bologna, coinvolto nello scandalo Toto Nero e costretto ad una penalizzazione di 5 punti in classifica. Radice riesce nell’intento di riportare la squadra a galla in classifica, anzi a trascinarla fino al 7° posto in classifica e fece esordire un giovanissimo talento di nome Roberto Mancini. L’anno successivo, passa nella sua squadra da calciatore, il Milan, ma l’avventura si chiude dopo 15 giornate.

Il declino con il Torino e le annate con Inter e Roma

Una breve esperienza al Bari in Serie B, poi il ritorno a Milano, questa volta però dalla sponda nerazzurra anche se rimane soltanto una stagione.

Infatti, l’anno successivo viene richiamato dal Torino, dove rimane per altri 5 anni ma la squadra granata, dopo il 2° posto nel 1984-85 (anno del miracolo Verona), inizia un lento declino che la porterà alla retrocessione nel 1988-89, con Radice esonerato alla nona giornata.

La chiusura degli anni ’80 arriva sulla panchina della Roma: la squadra giallorossa quell’anno gioca il campionato allo Stadio Flaminio (l’Olimpico era in restalying per i Mondiali di Italia ’90) e disputa una stagione tutta cuore, dove al momento dell’addio di Radice viene accolto dal pubblico romanista con dispiacere.

La Fiorentina e il far-west con Cecchi Gori

Gli anni ’90 iniziano con una sfortunata avventura al Bologna, culminata con la retrocessione. Poi Radice viene ingaggiato dalla Fiorentina nel 1991 al posto di Lazaroni ma il rapporto si interrompe bruscamente nella stagione successiva per il caos con Vittorio Cecchi Gori. Al termine di un Fiorentina-Atalanta terminato 0-1, il regista e dirigente della squadra viola scende negli spogliatoi e concede momenti di “spettacolo”, sfuriando contro il tecnico per i risultati (in quel momento la Fiorentina occupava i piani alti della classifica) e per il gioco. Venne sostituito da Agroppi e la squadra gigliata sprofondò fino a retrocedere in Serie B. Quello fu l’ultima grande avventura in panchina per Radice, se non altro per diverse panchina a Cagliari e a Genova, sponda rossoblù, prima di chiudere definitivamente a Monza nel 1997, lì dove aveva iniziato la sua carriera da allenatore. Un viaggio lungo e immenso, mai banale per il “tedesco” (cosi era soprannominato) che si è spento ieri all’età di 83 anni per colpa dell’Alzheimer ma che mai sarà dimenticato dagli sportivi degli anni ’80 e ’90. Ed è forse un caso che se ne sia andato il giorno prima di Milan-Torino..