1 Dicembre 2020 - 11:51

Giornata mondiale contro l’AIDS, una pandemia ancora troppo viva

AIDS

L’1 dicembre si celebrare la Giornata mondiale contro l’AIDS. Una malattia causata da un virus ancora troppo diffuso e che colpisce milioni di persone ogni anno

In un periodo che ormai dura da quasi un anno in cui l’attenzione è focalizzata sulla pandemia da Covid-19, non bisogna scostare l’attenzione da un altro gravissimo virus che ogni anno colpisce milioni di persone. Ogni anno, 1,7 milioni di soggetti, spesso ignari, vengono colpiti dal virus dell’HIV, il responsabile di una grave malattia come quella dell’AIDS. A distanza di 40 anni dalla sua scoperta, nonostante le continue campagne di prevenzione e i sempre più diffusi screening sulla popolazione, l’AIDS è ancora enormemente diffuso all’interno della popolazione mondiale. Per questo motivo, dal 1988, ogni 1 dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’AIDS.

Lo scopo di questa ricorrenza è appunto quello di focalizzare sempre e sempre più l’attenzione sul virus che si trasmette principalmente attraverso rapporti sessuali non protetti. Si calcola che al mondo le persone affetto siano 38 milioni e che ogni anno ne muoiano 690 mila. Per questo motivo, il segretario generale dell’Onu ha diffuso un messaggio pubblico che recita: “Il Covid-19 ha rappresentato un campanello d’allarme per il mondo. Le disuguaglianze nella sanità toccano noi tutti. Nessuno è al sicuro a meno che non lo siamo tutti“.

E continua: “Noi sappiamo che per mettere fine all’Aids e sconfiggere l’attuale pandemia dobbiamo eliminare stigma e discriminazione, mettere le persone al centro e fondare saldamente le nostre risposte sui diritti umani e su approcci basati sull’uguaglianza di genere. Abbiamo bisogno che tutti, dovunque, possano permettersi vaccini anti Covid-19 e terapie sull’Hiv. La salute è un diritto umano e deve pertanto rappresentare un investimento prioritario per conseguire la copertura sanitaria universale“.

Non solo rapporti sessuali non protetti

Purtroppo, il virus dell’HIV che provoca l’AIDS non si trasmette solo attraverso rapporti sessuali non protetti, bensì anche attraverso scambi di sangue infetto e, soprattutto, di madre in figlio. Questo, specialmente nei paesi maggiormente sottosviluppati, rappresenta un importante aspetto della malattia ed uno dei principali vettori del virus.

Lo scorso anno 120.000 bambini sotto i 14 anni sono morti e 55.000 tra i 15 e i 19 anni, il 91% nell’Africa sub sahariana. Questo è dovuto ai mancati controlli effettuati sui bambini nei primi 2 mesi di vita. Il virus dell’HIV si trasmette infatti oltre che per via sessuale, anche di madre in figlio. Nei primi 4 anni di vita la malattia ha un’elevata mortalità. Per questo la prevenzione è l’unica chiave, ad oggi, per prevenire il più infausto destino per questi bambini. Nel 2030, con questo andamento, arriveremo ad avere oltre 3 milioni di adolescenti malati.