Hashtag come se piovesse
La moda degli hashtag rimbalza da social in social. Riecheggiano cancelletti in ogni dove, riempiendo i post di parole in evidenza. In questo marasma di commenti, post, immagini e video, gli utenti cosa ne sanno davvero del corretto uso che se ne dovrebbe fare?
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I più addicted li usano in svariati modi, molto spesso abusandone ingiustificatamente. Sulla tastiera di molti il tasto del cancelletto si è quasi sbiancato. Questo uso smodato di hashtag risuona come un attacco allergico agli “addetti ai lavori”, un attacco di orticaria che si manifesta davanti a post del tipo #sonomoltocontenta. Siamo ormai bersagliati da inutili hashtag che servono solo ad allontanare, chiudere, detestare il post in questione.
Molto spesso si è parlato di manuale d’uso per i social network, molto spesso ci siamo trovati davanti a utenti non in grado di comprendere l’importanza e la rilevanza di tali strumenti.
Quello che bisognerebbe trasmettere è un uso consapevole e soprattutto un uso appropriato di questi mezzi di comunicazione, dove invece viene sempre più spesso posposta la qualità in favore della quantità.
Vogliamo andare verso un mondo più pulito? Un mondo più legalizzato? Un mondo equo? Perché non avere un social più ottimizzato con post sempre più curati?
L’utilizzo selvaggio di hashtag non renderà un post più appetibile, mettere il cancelletto davanti a ogni parola non ha alcun senso, per nessuno!
Gli hashtag sono dei tag (delle etichette) che davanti al simbolo # (cancelletto) messo in testa alla parola, permettono di etichettare e rintracciare in maniera semplice e ordinata soggetti d’interesse. Servono quindi a classificare e tematizzate un post e a introdurlo in un flusso che ha come contenitore (argomento) lo stesso hashtag. Cioè significa che inserire un hashtag lunghissimo come #oggimisentomoltobene non rintraccerà nessun soggetto di interesse (o argomento). L’hashtag è un link che rimanda a una pagina dove sono presenti tutti gli aggiornamenti riguardanti quel singolo hashtag. La pubblicazione di un post oltre a comparire nel newsfeed degli amici/fan, sarà visibile a tutti coloro che ricercano l’argomento etichettato con hashtag.
Detto ciò, esiste un’etica del buon senso che c’induce a utilizzare gli hashtag in modo corretto. Almeno per salvare quei pochi che resistono ancora ai sintomi dell’orticaria.
Esistono delle categorie di hashtaggatori:
L’accumulatore seriale
Con un cancelletto riesce a esprimere intere frasi d’autore: #estatedivertenteespensierata
La creatività va sempre premiata, ma bisogna evitare di creare hashtag fastidiosi e inutili che nessuno leggerà e cercherà mai.
Chi più ne ha più ne metta
#oggi #evento #importante #di #cultura
Bisogna evitare i cosidetti hashtag a grappolo, dove ogni parola diventa un hashtag.
Il risparmiatore
#questa#sera#esco#con#gli#amici
I post in cui non s’inserisce uno spazio tra un hashtag e l’altro creano confusione. Diciamocelo pure, non sono un gran spettacolo per gli occhi.
Licenza poetica
# bella giornata oppure #bella_giornata
Un altro genere di utenti che pubblica in maniera spropositata gli hashtag e che tanto fa sospirare gli “addetti ai lavori” è quello che lo utilizza senza consapevolezza alcuna.
L’entusiasta
#graziee #felicissimaaa
Siamo consapevoli che non tutti conosco bene l’utilizzo di determinate tecnologie, strumenti e meccanismi che si utilizzano sui social network, ma diventano “trend topics”quegli hashtag che, utilizzati da molti, hanno come scopo la classificazione di contenuti tematizzati.
Quindi a nome di tutti quelli che sono stufi di #vederehashtagbuttatilìcomesenoncifosseundomani mi auguro che da domani stesso ci sia un uso più appropriato e consapevole del povero stra-utilizzato cancelletto.
#hashtagcomesepiovesse
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