Hikikomori, i ragazzi che scelgono di chiudersi in casa al riparo dal mondo
Gli Hikikomori sono i ragazzi d’età compresa fra i 14 e i 30 anni che non escono di casa per mettersi al “riparo” dal mondo. Il fenomeno nasce in Giappone ma ha contagiato anche l’Italia, dove gli adolescenti chiusi in camera sono circa 100mila
Hikikomori, da moda a sindrome
Il fenomeno degli Hikikomori (letteralmente significa stare in disparte) nasce in Giappone come semplice moda. Nel tempo è diventato una vera e propria sindrome di cui soffrono silenziosamente milioni di ragazzi, persino italiani. Nel nostro Paese sono circa 100mila le persone rinchiuse nelle proprie camere per evitare qualsiasi tipo di rapporto sociale con il mondo esterno. Queste persone sono colpite da una sindrome invisibile, perché ancora sconosciuta ai medici.
A definire e a formalizzare questo sintomo è stato per la prima volta uno psichiatra giapponese, Tamaki Saito negli anni Ottanta.
Spesso si scambia questa manifestazione di chiusura in se stessi con disturbi d’ansia e della personalità, oppure con depressione, fobia sociale, agorafobia, schizofrenia. Ma non è nulla di tutto ciò. Neanche la dipendenza da Internet e dai social network, come molti studiosi ritengono. Perché, si sa, lunghi periodi di isolamento possono sviluppare nella persona un attaccamento al computer e irrobustire l’incubo di confrontarsi con il mondo. Mondo sicuramente “più difficile” di quello virtuale ma certamente reale che, anche se fa paura, è necessario per la crescita personale dell’individuo.
Quali sono le cause della sindrome? E quali le conseguenze?
Gli Hikikomori sono per lo più giovani maschi d’età compresa tra i 14 e i 30 anni e generalmente figli unici, intelligenti, bravi a scuola, sensibili, timidi.
C’è chi individua nella causa del problema le nuove tecnologie, ma il motivo per cui un ragazzo è incline ad isolarsi nel proprio mondo ha radici ben più profonde. Una famiglia iper-protettiva, una madre presente ma opprimente e un padre assente e idealizzato incidono profondamente sul rapporto tra figlio e ambiente esterno. In questo modo l’Hikikomori mette in moto un meccanismo di difesa per proteggersi.
Proteggersi da chi, da che cosa? E Come?
Le società capitalistiche di oggi pressano gli individui con eccessive richieste, come la realizzazione sociale a cui tutti ambiscono. Per scappare dalla realtà opprimente e dalle aspettative pressanti dei genitori sul proprio futuro, per non obbedire agli insegnanti e alla regola dei buoni voti, per non sentirsi inferiori ai coetanei e non cadere nella trappola del conformismo, l’Hikikomori si rifugia nel proprio mondo… virtuale. Dove è più difficile sentirsi puntati il dito contro, sentirsi inferiore, minacciati e giudicati. Perché in fin dei conti, in rete si è tutti uguali.
Comunque, proprio grazie a Internet, i ragazzi non smettono mai di imparare e di instaurare “amicizie”. Non smettono mai di coltivare i propri interessi e i loro hobbies, proprio come accadeva agli Hikikomori di qualche generazione precedente all’era dei nuovi media.
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