14 Aprile 2015 - 13:55

I figli degli uomini, piano sequenza come immagine della durata

piano sequenza

“Per la prima volta, l’immagine delle cose è anche quella della loro durata, è quasi la mummia del cambiamento”. Dal film I figli degli uomini di Alfonso Cuarón, analisi del piano sequenza 

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Il teorico del cinema André Bazin, riflettendo sull’ontologia dell’immagine cinematografica, individua la dimensione della durata come propria e unica della nuova forma di espressione che condizionerà tutto il ‘900. Se “Per la prima volta, l’immagine delle cose è anche quella della loro durata“, come Bazin afferma, il piano sequenza, figlio di un’idea di cinema moderno, assume una funzione determinante per comprendere tale nesso teorico.

Il cinema non imita, come la pittura, ma è l’evoluzione dell’obiettività fotografica che crea una realtà doppia. Il piano sequenza così, è la forma più concreta per raffigurare la sensazione della durata.

I figli degli uomini (2006) è ambientato nel 2027, quando la natura non è più in grado di procreare. Clive Owen e Julianne Moore sono le due uniche forze nel mondo sterilizzato, e hanno in mano l’ancora di salvezza: condurre una giovane donna, salva, a un santuario sul mare per evitare l’estinzione dell’umanità.

Il piano sequenza analizzato s’inserisce nella parte centrale del film, e si consuma all’interno di un’automobile in cui viaggiano i protagonisti principali della storia, o meglio i pochi superstiti.

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I figli degli uomini, analisi del piano sequenza

Ci si racconta con un tono leggero e divertito, e mentre tutto scorre in una ripresa continuativa nel tempo, in cui il punto di vista della cinepresa è sempre interno alla macchina, qualcosa scompone quell’attimo di armonia tra i quattro passeggeri.

Un’automobile in fiamme blocca improvvisamente il passaggio della strada, mutando completamente l’evolversi della storia. Un gruppo di persone scendono dal bosco armati, è una sorta di guerriglia. La lunga retromarcia compiuta dall’autista, rigorosamente in piano sequenza, è il momento cinematografico più intenso.

Improvvisa rimodulazione della recitazione, perché passano senza interruzione dalla situazione di tranquillità al dramma. Inconsapevoli di ciò che sta accadendo, sono terrorizzati e incapaci di reagire. Alcuni attentatori, che raggiungono la macchina con una motocicletta, si scatenano e puntano la pistola alla tempia di Julianne Moore, mentre l’autista continua una retromarcia verso una meta indefinita, sperando di salvare se stesso e gli altri.

Nel tentativo di uccidere tutti, gli attentatori si avvicinano al veicolo, ma Clive Owen reagisce: apre lo sportello con forza e scaraventa i due a terra. Recuperano del tempo, ed è qui che, l’immagine della durata, plasma un passaggio del film eccezionale. 

piano sequenza Lo spettatore, attraverso il piano sequenza, guarda il trapasso dalla vita alla morte nella sua durata. L’immagine della durata, come in questo caso, può implicare un senso di disgusto e di angoscia nel sentirsi stranamente attratti da un corpo che sta patendo i suoi ultimi attimi di vita prima di morire.

Non solo abbiamo la facoltà di guardare nella sua continuità la spirazione della donna, ma anche le reazioni di chi le sta vicino. Disperati e storditi, non hanno il “tempo” di esternare il dolore per quella morte improvvisa e assurda, consumata davanti ai loro occhi, perché lo scorrere della vita aggiunge nuovi elementi alla storia della finzione.

Incontrano la polizia, e nel timore di essere inseguiti, in quanto il viaggio che stavano compiendo non era legale, sono costretti a concentrare le loro forze sul senso di sopravvivenza, continuando a sperare di salvarsi da questa terribile coincidenza.

piano sequenza Il piano sequenza continua a stupirci e a mostrare quanto il cinema sia il doppio della realtà, non solo inteso come riproduzione, ma anche come dimensione artistica che partecipa del mondo per la sua ontologia: un mezzo che, con logiche tecniche, si lascia impressionare da ciò che incontra.

La polizia li raggiunge e blocca la corsa disperata dell’automobile. L’autista, ormai sfinito e sempre più scosso da ciò che sta vivendo, reagisce inaspettatamente sparando ai due poliziotti. Qui finisce il piano sequenza, con l’immagine dei poliziotti morti. I superstiti riescono a lasciare la strada che li ha portati a fare esperienza della violenza. Considerando la tematica del film, in questi pochi minuti, si esprime l’apoteosi della fine dell’umanità.

Illogica violenza, impossibilità di difendersi, reazione che segue una legge animalesca: se subisco violenza rispondo con la violenza, e interpretando a livello mediatico, se si trasforma la durata del dolore e della morte in spettacolo, allora quest’immagine della durata riesce a fare denuncia. Abituati a divorare tutto con gli occhi, non ci appaga altro che l’immagine della morte in diretta. Anche questo ha portato ai figli degli uomini, “nati” da un corpo improduttivo. 

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