16 Gennaio 2017 - 19:01

Inclusive growth and development, Italia 27° fra i 30 Paesi più sviluppati

inclusive growth

L’Inclusive growth and development fa piombare l’Italia in fondo alla classifica dei 30 Paesi più sviluppati. Lavoro, corruzione e scarsa fiducia nella politica le chiavi del rapporto del World Economic Forum

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Negli ultimi anni, l’unica certezza per la popolazione italiana è stata la sicurezza di non raggiungere mai realtà economicamente più disastrate come Grecia o Portogallo.

Questa concezione, spesso utilizzata come placebo rispetto ad una realtà ben diversa, è stata totalmente spazzata via dall’Inclusive growth and development, il rapporto del World Economic Forum sui 30 Stati più sviluppati.

La nostra penisola, infatti, si è piazzata al 27° posto di questa particolare classifica ma, andando ad analizzare le singole voci, la situazione mostra un’Italia ancor più in basso nella speciale graduatoria.

Inclusive growth and development

In particolar modo, fra le tante voci analizzate da studiosi ed accademici, il lavoro e la percezione della politica e del pubblico rappresentano lo specchio di un Paese ormai alla deriva.

Per quanto riguarda il primo elemento, si può dire che, come mostra chiaramente la quotidianità, la casella del lavoro rappresenta una delle note dolenti dell’Inclusive growth and development.

Disoccupazione, occupazione vulnerabile, scarsa partecipazione delle donne e differenze intergenerazionali di salario sono solo alcune delle voci che fanno precipitare l’Italia agli ultimi posti del rapporto.

Il preoccupante dato, visibile subito dopo l’entrata in vigore del Jobs Act, ci rende “superiori” solamente alla Spagna ma, contemporaneamente, uno Stato non in grado, almeno al momento, di garantire un futuro a qualsiasi tipo di generazione, su cui vengono scaricati, creando quasi un effetto domino con chi verrà in futuro, tutti i danni dell’oggi e l’instabilità del domani.

Facendo, invece, riferimento alla percezione della politica e del pubblico, come anticipato già in altri report, l’Italia avanza in tutte le classifiche per quanto riguarda la corruzione e l’abitudine a questa.

Nell’Inclusive growth and development, però, la voce che maggiormente desta apprensione è la fiducia del pubblico nei confronti della politica, in cui si percepisce un vasto sentimento contro l’attuale conduzione della res pubblica.

Infine, come se già questa prima fotografia non fosse di gran lunga drammatica, in dubbio è anche la semplice idea di una magistratura indipendente che, stando ai dati forniti dallo studio, conclude l’analisi generale su una Nazione a dir poco allo sbaraglio.

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