L’instabilità politica dei Paesi in “crisi”, il caso della Spagna
Le elezioni politiche in Spagna “incoronano” di nuovo il Premier Rajoy a cui, però, non viene garantita una maggioranza in Parlamento. Possibile “grande coalizione” anche per la penisola iberica
[ads1] Una delle maggiori caratteristiche dei Paesi colpiti nell'”animo” dalla crisi economica è quella della forte instabilità politica.
Frammentazione partitica, leggi elettorali a dir poco scellerate e “promesse da marinaio” fatte in campagna elettorale rappresentano soltanto alcuni degli elementi che incidono sull’andamento di uno Stato alla ricerca disperata di una risposta positiva.
Dopo le esperenzie italiane (che ha sperimentato uno dei più ampi governi bypartisan della storia repubblicana) e greche (con la “vittoria mutilata” di Tsipras) anche la Spagna si avvia verso un futuro totalmente incerto.
Infatti, le elezioni politiche appena terminate, non hanno permesso di stabilire un vincitore della competizione e, allo stesso tempo, hanno spalancato le porte a nuovi esperimenti politici al fine di garantire un governo al Paese.
A differenza degli altri Stati (escludendo il caso Tsipras, influenzato da altre peculiarità presenti nella penisola ellenica), la Spagna ha confermato il sostegno agli esponenti in carica (i Popolari di Rajoy) senza garantire però un numero sufficente di seggi per governare.
Il Partido Popular, pur avendo ottenuto il 26,8% dei consensi, non otterrebbe la maggioranza assoluta dei seggi che si attesta attorno ai 176 (per ora il partito ne conta fra i 114 e i 118).
A “tampinare” il cammino di Rajoy e soci c’è un’accopiata strana che si è data battaglia fino alla fine per strappare il secondo posto dietro i conservatori: Podemos, di Pablo Iglesias, e il PSOE.
I due schieramenti si sono assicurati il 21,7% delle preferenze, il primo, e fra gli 81 e gli 86 seggi il secondo (grazie alla legge elettorale, che favorisce le piccole circoscrizioni dove i partiti storici sono maggiormente radicati, i socialisti sono riusciti ad ottenere più seggi pur avendo preso meno voti).
Subito dietro si ritrova Ciudadanos di Albert Rivera, che con il suo 15,2% rischia di diventare il vero ago della bilancia della politica spagnola.
In una situazione atipica come quella attuale, quindi, quale potrebbe essere il futuro della Spagna?
Le urne, dato l’esito incerto, permettono di immaginare due scenari probabili:
- Un’alleanza fra Popolari e Ciudadanos (che già in campagna elettorale avevano aperto le porte ad una simile soluzione)
- Un’alleanza fra Popolari e partiti nazionalisti (facendo leva sul “gioco delle tre carte” applicato ai numeri in Parlamento)
Anche la Spagna si avvia, quindi, verso un futuro incerto e dominato dalle politiche “imposte dall’alto” (leggi Europa)… Sperando di non scorgere all’angolo un’inverosimile alleanza PPOE-PSOE (molto simile a quella italiana) [ads2]
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