12 Dicembre 2020 - 18:29

L’Isola delle Rose è il microcosmo della Grande Storia

Isola delle Rose

L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose, è la nuova visionaria prova di Sidney Sibilia, su Netflix da mercoledì 9 Dicembre 2020

Mentre scrivo, devo ancora dipanare un dubbio: L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose, su Netflix dallo scorso 9 Dicembre 2020, è l’opera seconda o l’opera quarta di Sydney Sibilia?

Comunque sia, il regista nato a Salerno trentanove anni fa, per la sua nuova prova cinematografica abbandona i toni corali della saga che lo ha fatto conoscere al grande pubblico (Smetto Quando Voglio, Masterclass e Ad Honorem) per concentrarsi sull’iperbole di un singolo: il realmente esistito Giorgio Rosa (qui interpretato da un sempre convincente e trasognato Elio Germano) che, nel 1968, da neo-ingegnere decide di fondare uno Stato indipendente appena fuori dalle acque territoriali italiane, rendendo quel piccolo microcosmo una riproduzione “in scala” di tutto ciò che, nel frattempo, stava avvenendo nella Grande Storia.

Le due produzioni in parallelo

“L’incredibile Storia dell’Isola delle Rose”, è vero, non è una storia corale: tuttavia, la dinamica del gruppo che abbiamo visto già svilupparsi nella trilogia Smetto Quando Voglio, la attraversa come un filo rosso quasi a rappresentare una delle chiavi della poetica di Sibilia.

Pietro (SQV) e Giorgio Rosa sono a ben vedere, sebbene lontani nel tempo e nello spazio -l’uno opera con la sua banda nella Roma contemporanea, l’altro sogna un mondo su misura nella Bologna e nell’Italia attraversata dai Sessantottini moti di cambiamento e libertà- due delusi dal “sistema”, che non li garantisce, che non tiene conto delle loro esigenze.

E così si inventano un’alternativa, approfittando delle falle che ogni sistema, anche il più profondamente perfetto, contiene in se. L’uno crea e spaccia una sostanza non ancora considerata illegale dal sistema italiano, l’altro dà vita e materia ad uno Stato indipendente i cui principi cardine sono ispirati al cosiddetto diritto naturale che, innumerevoli volte nel corso della pellicola, si scontra con il diritto positivo e tutti i suoi più esimi, quanto a volte distratti e miopi, rappresentanti; che siano operatori della Polizia stradale, Generali di Marina o gente di Palazzo (tra Presidenti e Ministri).

Sono le circostanze che portano alla creazione di un gruppo attorno a questi due singoli che rendono le due pellicole parallele: il Pietro di Smetto Quando Voglio, fa quasi un viaggio a ritroso nella sua vita e accoglie nella “banda dei ricercatori ricercati”, tutte persone che già conosce, e le cui aspirazioni sono diventate disillusioni nell’impatto con la realtà. Giorgio Rosa, invece, accoglie sulla sua Isola delle Rose, non solo persone che non conosce (fatta eccezione per il suo amico Maurizio) e con cui dunque il rapporto interpersonale è tutto da costruire, ma anche persone che al più non sapevano neppure di avercela un’aspirazione, un’alternativa: una donna incinta (che in uno Stato “vero” forse farebbe fatica a trovare lavoro e che invece sull’Isola viene subito assunta come barista), e un apolide, tra gli altri.

Il mondo dell’Università, microcosmo imprescindibile per le vicende di “Smetto quando Voglio”, torna a fare capolino anche ne “L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose” rendendo Sydney Sibilia, e non è la prima volta che lo scrivo, il regista che meglio sa raccontare quel momento di passaggio, e a volte di rottura, dalle aspirazioni alla realtà, dalla teoria alla prassi.

Pietro (SQV) matura il suo folle piano dopo che gli è stato negato il rinnovo del contratto come Ricercatore, Giorgio partorisce la sua utopica idea all’indomani della laurea in Ingegneria, dopo essersi destreggiato in lavori che non gli rendono giustizia, non accendono la sua luce interiore. Senza considerare che proprio dalle Università che partono i moti libertari che poi confluiranno nel Sessantotto, un personaggio che potrebbe rappresentare l’ideale punto di contatto tra “L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose” e “Smetto Quando Voglio è Gabriella (Matilda De Angelis), una giovane associata di Diritto Internazionale che condivide con la banda guidata da Edoardo Leo la dimensione dell’attesa, che è quella che poi caratterizza tutti i giovani precari del nuovo mondo, che Sibilia sa ben raccontare mescolando abilmente riso e malinconia: la sua attesa del concorso a cattedra, è infatti la stessa che attanaglia Pietro per il suo contratto di ricerca.

E’ Gabriella la donna che rimarrà al fianco di Giorgio Rosa per tutta la vita, anche quando l’Isola delle Rose, sarà abbattuta nei primi mesi del 1969, ricordandogli, di riflesso anche a noi spettatori incerti delle nostre vite il cui regista è stato fin qui un 2020 con intenzioni guerrafondaie, che: “L’importante è cambiare il mondo, o almeno provarci”