La Bella e la Bestia: l’incanto della diversità e la riscoperta dell’amore – Recensione
Scenari fiabeschi, portentose scenografie corredate da coreografiche costruzioni ballettistiche, la perfezione dei costumi, l’intelligenza della sceneggiatura, il tutto incastonato entro una cornice squisitamente attuale sul fondo di una colonna sonora senza tempo. Tutto questo è La Bella e la Bestia di Bill Condon.
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La Bella e la Bestia è l’interessante versione live-action del film d’animazione del 91’, nata dalla brillante intuizione di Bill Condon e minuziosamente plasmata e sviluppata dalla Walt Disney Pictures. A ventisei anni di distanza dal classico disneyano diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise, il regista ha portato sul grande schermo un riadattamento fedele all’originale sotto molti aspetti (inquadrature gemellate al cartoon e libretto di Howard Ashman su musiche di Alan Menken), ma in chiave decisamente 2.0 e assolutamente spettacolare.
La trama
Belle legge i libri che popolano la biblioteca di un ignoto e piccolo sobborgo della Francia barocca e sogna di vivere le avventure dei protagonisti che animano i racconti da lei più amati. Molto legata al suo papà geniale, ma goffo inventore, è ostinatamente corteggiata dal bel Gaston, l’uomo più bello e meschino del paese. Quando babbo Maurice si ritrova prigioniero di una terribile bestia, la ragazza non può fare a meno di offrire la sua libertà al mostro dalle vaghe fattezze umanoidi, in cambio di quella del padre. Avvalendosi del simpatico aiuto di oggetti animati che vagano per il macabro castello, Belle scoprirà l’ambiguità della diversità e comprenderà l’importanza di amare oltre le apparenze.
Il cast
La Bella e la Bestia vanta un cast di tutto rispetto. Un vero e proprio vivaio di talenti, capitanato da Emma Watson e Dan Stevens, affiancati dagli inaspettati Luke Evans (Gaston) e Josh Gad (LeTont) e dal confortante Kevin Kline (Maurice). Scelte azzeccate e coerenti, impreziosite dalle voci e dalle brevi apparizioni di Ewan McGregor (Lumiere), Ian McKellen (Tockins) ed Emma Thompson (Mrs. Bric).
Perfetta Emma Watson
Emma Watson, nota per aver prestato il volto ad Hermione Granger nella saga di successo Harry Potter, non ricorda nemmeno per un attimo la maga “so tutto io” che le ha regalato la fama, confermandosi un’attrice matura e performante. Emma è credibile per bellezza e conformazione fisica, seppur appaia a proprio agio in situazioni di notevole impegno emotivo, pecca talvolta di espressioni fuori luogo, perché caricate laddove urge minor dispendio di energie. Una interpretazione da lode che probabilmente non avrebbe saputo eguagliare in Cenerentola, ruolo che rifiutò volutamente in vista di esperienze più stimolanti. Ecco arrivare per lei l’occasione d’oro che oggi porta il nome de La Bella e la Bestia e domina il box office.
Chi potrebbe mai amare una bestia?
Al fianco della protagonista femminile un grandioso Dan Stevens che sotto coltri di trucco e pomposo vestiario ha saputo riproporre una Bestia ricalcante il cartone animato, ma arricchita da spunti ironici del tutto inattesi e per questo vincenti. Supportato da una buona scrittura scenica, l’attore ricorre all’utilizzo di uno humor a tratti contagioso, al punto da coinvolgere la stessa Belle che sul finale si abbandona ad una trionfale battuta entro cui è contenuto il senso stesso del film (che non riporteremo per evitare di rovinare l’attesa di tanti romantici non ancora corsi in sala).
La sorpresa: Luke Evans e Josh Gad
Luke Evans è Gaston e porta sulle spalle il peso dell’antagonista, prova ben eseguita che non tradisce le aspettative. L’attore riesce infatti a spalmare a puntino l’assortito campionario di difetti di cui il suo personaggio è in possesso. Vera rivelazione de La Bella e la Bestia è Josh Gad che si cala nei panni di un goliardico ed omosessuale LeTont, a lui la responsabilità di non ridicolizzare l’intelligente introduzione contemporanea di Condon. Grazie alla mai volgare esecuzione di Gad, il ruolo del diverso passa in secondo piano, perché soffocato dalla potenza dei sentimenti dell’amicizia e della lealtà, capaci di superare qualsivoglia pregiudizio e stereotipo.
Aggiunte alla contemporaneità: la Disney racconta l’omosessualità e il razzismo
Il remake di Condon brilla di genialità attualizzante perché inserisce attraverso subliminali passaggi tematiche scottanti come l’omosessualità e il razzismo. Lo spettatore ride di fronte ai siparietti di uno scatenato LeTont che si chiede come mai non abbia ancora trovato la ragazza giusta, ma non lo giudica quando lo vede ballare con un uomo travestito da donna nel bel mezzo del ballo finale da happy ending. La presentazione del primo personaggio omosessuale all’interno di un prodotto targato Disney, dimostra una certa cifra avanguardistica da parte del colosso di produzione statunitense.
Già ne La principessa e il ranocchio (Walt Disney, 2009) avevamo visto la comparsa di personaggi afro-americani fare da protagonisti della narrazione, in La Bella e la Bestia la Disney ribadisce il concetto di integrazione e sfalda le barriere dell’odio razzista e delle politiche denigratorie. Di colore diverso è infatti il bibliotecario che fornisce i libri a Belle e lo è anche la cameriera del castello ridotta ad uno spolverino dall’incantesimo, così come altre festose figure che abitano la residenza della bestia. Questo registro innovativo e contro gli schemi, rompe con una tradizione estremamente occidentalizzante e standardizzata e si palesa quale trionfo di normalità universale che non ha né sesso, né colore.
La spettacolarità e la tecnologia
Se dunque La Bella e la Bestia non è altro che un rimaneggiamento dell’originale, se in alcune scene è addirittura possibile fare un fermo immagine per effettuare un’analisi delle analogie visive e narrative, perché andare al cinema per vedere la pellicola di Condon?
Nostalgia? Voglia di trasmettere la magia ai più piccoli? Sicuramente, ma dietro l’ultimo capolavoro Disney si nasconde molto altro. Espansioni di sceneggiatura e musicali a parte (testi aggiuntivi delle canzoni a cura di Tim Rice) il film è anche un pretesto per sfoggiare gli ultimi ritrovati digitali che permettono una resa finale spettacolare, merito di un magistrale gioco di effetti speciali.
Vi sembrerà di lottare contro i lupi nel mezzo di una foresta immersa nell’oscurità o di parlare con buffi oggetti che hanno preso vita. Vi sembrerà di infrangere le logiche del tempo e dello spazio, passando dalla periferia popolana, alla Parigi del 700, ma soprattutto vi sembrerà di essere realmente ospiti di un’avventura intramontabile che insegna ad amare nonostante tutto.
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