La Dea Fortuna, recensione del nuovo film di Ferzan Ozpetek
Una panoramica completa sul nuovo film di Ferzan Ozpetek “La Dea Fortuna”, al cinema dal 19 Dicembre 2019 con Accorsi, Leo, Trinca
E’ nelle sale cinematografiche italiane dal 19 Dicembre scorso, distribuito da Warner Bros., “La Dea Fortuna”, tredicesimo film del regista turco dal cuore italiano Ferzan Ozpetek.
Ne sono protagonisti Stefano Accorsi ed Edoardo Leo, nei panni rispettivamente di Arturo e Alessandro, coppia di lunga data che sembra aver sepolto la complicità di un tempo, dimenticata in chissà quale anfratto, in mezzo ai silenzi, alle recriminazioni e ai reciproci tradimenti.
Qualcosa sembra scuoterli quando l’amica Annamaria (Jasmine Trinca) affida loro i suoi bambini con la promessa di riprenderseli tre giorni dopo, quando avrà risolto un problema di salute che la preoccupa.
Pur potendo apparire inizialmente come un personaggio secondario, credo invece che Ferzan Ozpetek abbia affidato ad Annamaria, tutta la potenza metaforica su cui il film si erge: la donna si comporta, nei confronti del menage di Arturo e Alessandro proprio come quella Fortuna Primigenia che dai latini era venerata ben prima della fondazione di Roma.
Annamaria è il Caso, la Fortuna che dispone (è lei che fa in qualche modo incontrare Arturo e Alessandro). Caso che sospende e cristallizza il tempo, Caso che spariglia le carte (i bambini stravolgono la vita di Arturo e Alessandro e sospendono, ridimensionandoli, i loro guai).
A questa funzione di deus ex machina che ho suggestivamente deciso di attribuire a Jasmine Trinca (con “La Dea Fortuna” al debutto in un film di Ferzan Ozpetek) contribuiscono anche altri elementi: le sue entrate ad effetto che, quasi fossero sintonizzate sulla relazione dei due protagonisti, danno al menage una virata quasi sempre decisiva; la questione della maternità avvolta nel mistero (Annamaria, come Fortuna Primigenia , ha amato ma non sappiamo chi) e quella dell’ubicazione: la donna abita significativamente a Palestrina, Comune romano in cui sorgeva il primo tempio dedicato alla Primigenia.
Accorsi-Leo a confronto
Tangibile il feeling tra i due protagonisti Stefano Accorsi ed Edoardo Leo, personaggi e attori così diversi eppure complementari.
Se il primo (Arturo, scrittore fallito che ripiega sul mestiere di traduttore) è la testa della coppia, il suo compagno (Alessandro, idraulico) ne è, anche per mestiere, la parte fisica. Il carattere dei due personaggi, si rispecchia poi anche nel diverso rapporto che instaurano con i figli di Annamaria: alla freddezza iniziale del primo, si contrappone l’immediato e avvolgente istinto paterno del secondo.
Se Arturo all’inizio vive i due bambini come l’invasione di una “comune” già di per sè scricchiolante, Alessandro vede in loro l’occasione per spostare lo sguardo su qualcos’altro, che lo porti a guardare anche il resto con occhi nuovi. In altre parole, un’occasione di completezza.
Personaggi, e dunque attori diversi, che approdano a “La Dea Fortuna” da strade quasi parallele: per un Edoardo Leo al debutto davanti alla macchina da presa di Ferzan Ozpetek, Stefano Accorsi è al suo terzo film con il regista turco (dopo Le fate ignoranti e Saturno Contro).
Attori, e dunque persone diverse anche nel porre gli argini ad uno dei temi fondamentali del film, la frustrazione. Leo racconta (a Vanity Fair) infatti di aver fatto sua la compostezza del padre, e di essere riuscito a incanalare la frustrazione anche attraverso la scrittura, Accorsi, d’altro canto, si è detto spesso animato da un profondo senso di ribellione a cui si accompagna un mai rassegnato senso dell’umorismo.
Le ossessioni
In “La Dea Fortuna” è possibile ancora rintracciare le “cinque ossessioni” che animano radicatamente i film di Ferzan Ozpetek: primariamente la famiglia e l’amore. Il film convince perchè le dinamiche che vi sono raccontate possono assolutamente prescindere dal fatto che la coppia protagonista sia formata da due uomini: Arturo e Alessandro si amano (o si sono amati) esattamente come una coppia eterosessuale, Arturo e Alessandro litigano (e si tradiscono) esattamente come una coppia eterosessuale, tanto che ad un certo punto la distinzione diventa totalmente ininfluente.
Ci sono poi i temi del mistero e della morte ancora una volta incarnati dal personaggio di Annamaria, sul quale il velo di indefinibilità che l’accompagna si alza solo nella seconda parte del film, ma mai, forse, del tutto.
Ed infine il cibo: basti pensare che “La Dea Fortuna” si apre su un banchetto di matrimonio, o che spesso Arturo e Alessandro sono impegnati in gite fuori porta con il loro gruppo di amici tra i quali spicca Serra Yilmaz, vera e propria attrice “feticcio” di Ferzan Ozpetek che l’ha voluta in 7 dei suoi film.
“La Dea Fortuna” e gli altri film di Ozpetek
Nel menage di Arturo e Alessandro, come detto poc’anzi, il tradimento è all’ordine del giorno: ma Alessandro scoprirà ben presto che il suo compagno è andato oltre la classica botta e via, instaurando con un altro uomo una relazione parallela.
Costui si chiama Michele (Matteo Martari), che si è spesso impegnato come pittore a ritrarre il suo amante.
La scoperta del tradimento da parte di Arturo, mi ha fatto associare Alessandro ad un altro personaggio di Ozpetek: Antonia de “Le Fate Ignoranti” (2001): in fondo anche lei precipita nella doppia vita del marito defunto attraverso un quadro.
C’è poi l’aspetto del Caso, della Fortuna, dei piani scombinati, che se qui raggiunge il punto di massima espressione, aveva già trovato ragion d’essere nel commovente finale di Mine Vaganti (2010).
“Le Mine Vaganti servono a portare il disordine, a mettere le cose in posti dove nessuno voleva farle stare. A scombinare tutto, a cambiare i piani.”
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