La forma dell’acqua – The Shape of Water. La recensione di ZON.it
La forma dell’acqua – The Shape of Water, del regista Guillermo del Toro, incanta, commuove e smuove gli animi invitando a riflettere e ad aprirsi al mondo
Il regista messicano Guillermo del Toro si presenta quest’anno alla cerimonia degli Oscar (13 nominations) con il dramma La forma dell’acqua – The Shape of Water, racconto dalle forti venature fiabesche e morali, sulla scia del toccante Il labirinto del fauno. Del Toro resta costantemente coerente col suo modo visionario e accattivante di fare cinema, capace di toccare cuore e mente.
La trama
Una donna muta di nome Elisa (Sally Hawkins) è impiegata nelle pulizie di un laboratorio di Baltimora. I suoi amici più cari sono la collega di lavoro Zelda (Octavia Spencer) , afroamericana, e Giles (Richard Jenkins), vicino di casa omosessuale. All’interno del laboratorio si scopre essere custodita in cattività una creatura intelligente di cui Elisa si innamora. Strickland (Michael Shannon) è uno spietato agente governativo che ha il compito di difendere “la risorsa”, non rinunciando comunque a scaricare periodicamente e immotivatamente su di essa tutta la sua violenza e frustrazione. La Guerra Fredda è nel vivo e Strickland è disposto a tutto per il suo Paese.
Benvenuti nel mondo di del Toro
Il visionario mondo di del Toro prende di nuovo vita in questa pellicola che si abbandona tra le braccia del pubblico risvegliando i sentimenti più delicati. Bersaglio centrato da La forma dell’acqua, fortemente indicata dalla critica come tra le opere in prima linea per vincere l’Oscar come miglior film.
In La forma dell’acqua predomina l’enorme bagaglio di emozioni insito nel contesto della guerra fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica: un clima di dubbio, paura e forte incertezza che si riflette in una società in cui il diverso, che sia esso umano o meno, viene tenuto alla larga e ai margini del contesto collettivo. Filo conduttore dell’intera opera è il terrore del non conosciuto. I personaggi principali coinvolti nell’arco narrativo sono emblemi dell’emarginazione a cui ancora oggi la società di massa si appella per far valere la propria inesistente superiorità.
Elisa è muta, lavora per una ditta di pulizie e non ha nessuno con cui condividere la sua vita, ad eccezione dei suoi unici amici, Zelda e Giles. Il disabile, la donna di colore e l’omosessuale rappresentano ognuno uno spaccato della società del tempo, immersa nella nebbia dell’ignoranza più fitta che non lascia vedere oltre le apparenze. Elisa vive nel suo piccolo mondo, fatto di rassegnata routine e sogni mai realizzati. È nell’incontro con l’indifesa creatura anfibia di Elisa che del Toro frantuma le barriere della parvenza e si inoltra con ammirevole speranza nel cuore dell’essere umano. Mentre davanti a scienziati e pezzi grossi del governo americano si para un essere dall’aspetto repellente che solo per questo merita di essere schiavizzato e seviziato, gli occhi di Elisa vedono una creatura pura, sensibile, intelligente, dall’animo profondo, capace di farla innamorare.
L’acqua in cui la creatura ha il suo habitat naturale simboleggia la sua purezza e innocenza; l’uovo che accompagna la figura di Elisa si erge a emblema della rigenerazione della donna, della nuova vita che per lei si dischiude dopo l’incontro con l’essere; Strickland si connota per il bastone/manganello che porta costantemente con sé, simbolo di violenza repressa, perpetua e insensata. Questo abietto personaggio, fanatico e patriottico nel senso più estremista del termine, tenta in tutti i modi di porre fine all’idillio tra la creatura ed Elisa imponendo su di loro la sua malefica ombra. La forza dell’amore, dell’amicizia, del tocco leggero impresso da del Toro, percorrono come una piacevole scarica tutta l’opera che scorre armoniosamente e mai in maniera noiosa.
La regia di del Toro si focalizza sull’immediatezza dell’idea che si intende trasmettere, sui volti dei personaggi e sulle loro sensazioni. Alcune scene si ammantano di elegante poetica, elevando la significatività dell’esperienza sensoriale dello spettatore.
Il cast
Sally Hawkins. Apparentemente limitata dall’assenza di voce, la performance dell’attrice, seppur non predominante, è carica di espressività ed emozione che trasuda attraverso i suoi occhi sognanti. È lei ad essere coinvolta nelle scene più belle della pellicola. Voto 8
Octavia Spencer. Amica fedele di Elisa, la Zelda della Spencer è una figura rassicurante ma forte e determinata, con in sé i prodromi di quelli che saranno negli anni successivi alla guerra fredda i tumultuosi rivolgimenti che vedranno a lungo protagonista la comunità afro-americana. Voto 8-
Michael Shannon. Figura perversa, senza un briciolo di pietà ma solo offuscata dal raggiungimento dei suoi obiettivi, Strickland viene interpretato da Shannon in maniera sublime, portando un bel carico di tensione e disagio nello spettatore ad ogni sua comparsa sulla scena. Voto 8 ½
La forma dell’acqua è uno sguardo all’interiorità di ognuno di noi e invita a cercare quello che ancora c’è di buono in un’umanità afflitta ma mai sconfitta. Guillermo del Toro si conferma essere uno dei pezzi pregiati del panorama cinematografico mondiale, capace, come pochi, di riuscire a trasmettere attraverso la cinepresa l’innocenza e la purezza degli sguardi che ancora permeano il genere umano.
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