26 Marzo 2018 - 11:32

La Ruota delle Meraviglie – La recensione del film di Woody Allen

La ruota delle Meraviglie

È uscito lo scorso Dicembre La Ruota delle Meraviglie: l’ultimo film di Woody Allen è una tragedia moderna con al centro personaggi spesso preda delle illusioni

Ne “La Ruota delle Meraviglie”, ci sono tutti gli elementi per considerare il nuovo film Woody Allen una tragedia moderna.

Il motore di tutta l’azione scenica è la fame di riscatto di Ginny, una Kate Winslet in stato di grazia, incastrata in un matrimonio infelice con Humpty (Jim Belushi), un giostraio che in passato ha avuto problemi con l’alcool. Come se non bastasse, Ginny, deve fare i conti con un figlio adolescente piromane che, quasi fosse un moderno Telemaco, vuole sapere del suo vero padre.

Meraviglia e titanismo nei personaggi di Woody Allen

Ginny è il compendio perfetto di tutti i personaggi di Woody Allen sempre così instancabilmente sospesi tra il tragico e la meraviglia. Per dimenticare, per seppellire un po’ del suo tragico, Ginny si butta tra le braccia dell’aitante bagnino, e aspirante drammaturgo Mickey (Justin Timberlake): si tratta però di una meraviglia destinata a durare poco, perché sarà fagocitata dall’estro di lui, sempre alla ricerca di nuove storie, di un nuovo tragico a cui attingere per trovare il suo posto nel mondo.

Il Fato ci mette lo zampino quando predispone il ritorno a casa di Carolina (Juno Temple), la figlia di Humpty che sta fuggendo dal marito gangster. Mickey se ne innamora, forse per la prima volta lo fa davvero, ma non aveva fatto i conti con la gelosia della sua prima amante che, quando si troverà di fronte ad una scelta, non esiterà ad optare per l’alternativa che maggiormente appaga il suo ego ferito.

Gli elementi “moderni”

Il riscatto, la gelosia, il rapporto “edipico” tra due generazioni e l’amore, sono gli elementi de “La Ruota delle Meraviglie” che attingono dalla tragedia classica, “ma questa” come ci terrà a precisare Ginny nell’ultima “scena madre” che la vedrà contrapposta a Mickey, “non è una tragedia greca”. Ed infatti, non solo la donna non percorrerà  fino in fondo l’arco discendente del suo destino tragico, ma nella pellicola troviamo elementi disturbanti, affezioni, che sono tipicamente moderne: l’alcolismo di Humpty e  la piromania di Richie (il giovanissimo Jack Gore), tra le altre cose.

L’ambientazione

Tra gli elementi che disturbano la tragicità dei personaggi, che la acuiscono in maniera beffarda c’è, senz’altro, l’ambientazione del film: un parco divertimenti di Coney Island è sicuramente trascurabile rispetto ai dolori che su quello stesso sfondo di meraviglie trovano sfogo. Tant’è che Ginny non lo sopporta: non sopporta il rumore degli spari degli avventori che tentano di accaparrarsi un premio alla giostra dei peluche, l’emicrania non le dà pace. Nella sua testa solo l’insistente rumore di una batteria, che è un po’ o il suo personalissimo coro greco.

L’illusione

Altro elemento che distrae i personaggi dalla loro tragicità è l’illusione. Essa può nascondersi nei dettagli più impensabili: un giorno di pioggia può far credere, per esempio, a Carolina, che quando suo marito la troverà non la farà uccidere. Il cinema può far credere a Richie che non c’è niente che davvero gli manchi per essere felice.

Ma la meraviglia “può rovinare gli occhi“, e trasformarsi in cocente delusione. Come quando scopri che l’estate è finita e tutto è tornato, esattamente com’era prima. Ecco a cosa serve la ruota: a ricordarci che prima o poi il giro finisce. Qualcuno scende, qualcun’altro sale, ma tutto è destinato a ripetersi esattamente come durante il giro precedente.

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