La variante sudafricana riuscirebbe ad eludere protezione di un vaccino
Da recente studio israeliano è stato verificato che la variante sudafricana è in grado di eludere la protezione di un vaccino in particolare
In uno studio condotto su 400 campioni di persone vaccinate con il siero Pfizer è stato verificato che la prevalenza di persone infette dalla mutazione B.1.351, la variante sudafricana, era di ben 8 volte superiore a quella di persone non vaccinate.
Anche se lo studio è stato condotto su pochi casi, la quantità e le cifre sono sufficienti per far insospettire gli studiosi israeliani e indagare la circostanza che ha favorito il contagio dei vaccinati con siero Pfizer. La popolazione israeliana è stata vaccinata quasi interamente con vaccino americano, mentre solo pochissime dosi di Moderna sono state utilizzate.
C’è di più. La protezione del vaccino Pfizer sembra risultare vulnerabile entro 7 giorni successivi alla seconda dose, mentre dopo 14 dall’ultima somministrazione non è risultato alcun caso positivo.
Per questo motivo molti ricercatori di diverse case farmaceutiche stanno addirittura sviluppando la formula per una cosiddetta “terza dose”, in grado di rafforzare la barriera di protezione dalle varianti del virus più aggressive. Dai primi approcci sembra che aggiornare i vaccini sia più semplice su quelli con tecnologia ad mRna come il vaccino Pfizer e Moderna, che su quelli basati su vettori virali e utilizzo dell’adenovirus come il vaccino Astrazeneca, Johnson&Johnson e Sputnik.
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