Il lavoro in tutte le sue sfumature al Palazzo Cucchiari di Carrara
Al Palazzo Cucchiari di Carrara una mostra per celebrare il lavoro in tutte le sue sfumature. Presenti opere di Fattori, Balla e Signorini
Il contorni della campagna, i volti dei contadini e degli operai, il colore dei campi: queste sono alcune tra le mille sfumature del lavoro. Maestri di questo particolare tipo di arte furono Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e tanti altri. E, infatti, sarà proprio questo tipo di arte la protagonista di Colori e forme del lavoro. Da Signorini e Fattori a Pellizza da Volpedo e Balla. La mostra, inoltre, ospitata a Palazzo Cucchiari a Carrara, si terrà dal 16 giugno al 21 ottobre.
In particolare, il percorso espositivo è diviso in sette sezioni e comprende oltre 50 opere. Tali capolavori provengono da collezioni pubbliche e private, che pittura macchiaiola al Verismo fino alle prime avanguardie. A tal proposito, sono tanti i nomi che hanno firmato le suddette opere. Infatti, si va da Fattori a Morbelli, da Signorini a Pellizza da Volpedo fino a Giacomo Balla.
Questo appassionato viaggio attraverso l’Italia realista mostra immagini di poveri, contadini, anziani e lavoratori. Inoltre, tutte queste opere manifestano espressioni di umiltà, di bisogno, ma anche di rabbia, lotta e di protesta.
Le sezioni della mostra
La prima sezione è dedicata al lavoro domestico, Infatti, protagoniste delle opere sono le attività che abbracciano l’universo femminile. Invece, la seconda sezione è dedicata al lavoro nei campi. Qui, sono molto presenti Plinio Nomellini, Giacomo Balla, Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. Ancora, la terza sezione è dedicata al lavoro in mare e lungo i fiumi. In questo spazio è presente per lo più la pittura macchiaiola.
La quarta sezione è dedicata al commercio. Qui, invece, spiccano i lavori di Giuseppe Moricci, i bronzi del carrarese Carlo Fontana, le sculture di Libero Andreotti, i coronari di Luigi Serra. Ma, il dipinto forse più importante della sezione è il potente “Ritratto del mediatore Giani” del piemontese Giuseppe Pellizza da Volpedo.
Altre sezioni, invece, sono dedicate al lavoro nelle officine e alle attività in miniera. Per quanto riguardo quest’ultimo ambito, spiccano i nomi di Patrizio Fracassi a Francesco Saverio. Infine, l’esposizione si conclude con la sezione dedicata al tema della pittura sociale degli ultimi due decenni dell’Ottocento. In questa porzione della mostra spicca “Mi ricordo quand’ero fanciulla”, di Angelo Morbelli. Inoltre, è presente anche “Il Figlio della gleba”, di Giuseppe Graziosi.
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