“Le Iene”, la commovente odissea di Zia Fifina
Nel servizio andato in onda ieri, l’inviato Giulio Golia incontra la maestra di 92 anni zia Fifina per riportarla dopo 17 anni nella sua casa in Basilicata
[ads1]
«Ho paura di morire lontano da casa, la cosa che più desidero è quella di andare a casa, vederla e poi posso anche morire il giorno dopo». Sono queste le parole di zia Fifina, al secolo Serafina Ferraro, una maestra in pensione di 92 anni che ha ormai un unico desiderio nella vita: tornare nella sua casa a Trecchina, tra i monti della Basilicata, dopo ben 17 anni. Un’abitazione che è stata distrutta il 9 settembre 1998, quando un terremoto colpì il piccolo borgo di 2.000 anime in provincia di Potenza, e che tutt’oggi resta inagibile.
Una storia incredibile la sua, raccontata dall’inviato Giulio Golia in un servizio andato in onda ieri su Italia 1 durante la quarta puntata de “Le Iene”; una vicenda che somiglia per certi versi al film “Umberto D.”, ma se il protagonista della pellicola di De Sica era un uomo abbandonato da tutti che condivideva la sua solitudine con un cane, zia Fifina oltre al fedele amico a quattro zampe ha avuto la vicinanza del figlio che in questo lungo arco di tempo l’ha ospitata nella sua casa a Prato.
Il servizio “on the road” del giornalista napoletano si apre proprio nell’appartamento in Toscana, dove una raggiante signora anziana si appresta a preparare le valigie per l’imminente partenza; impossibile non commuoversi quando la donna non riesce a trattenere le lacrime nel momento in cui lascia con un bacio l’amato cane Birillo, salutandolo forse per l’ultima volta, e anche quando, salendo sul furgone della speranza, raccomanda i parenti di prendersi cura di Fido.
Durante il viaggio, 750 km percorsi in 9 ore, la simpatica donna si lascia andare a molte confidenze con l’inviato, raccontandogli della sua giovinezza in collegio, della sua esperienza di insegnamento nelle scuole materne per 40 anni e di quanto il mondo fosse cambiato attraverso i suoi occhi saggi e un po’ stanchi. Difatti, dopo un desiderato panino “Camogli” a metà del tragitto, fanno una sosta a Maratea.
Zia Fifina, dopo 17 anni, rivede le montagne lucane emozionandosi ai ricordi legati alla sua terra; giunti a Trecchina, viene subito riconosciuta e salutata con affetto dai suoi compaesani, mentre si reca nella zona della casa, constatando il portone chiuso di un alloggio che le autorità locali avrebbero dovuto consegnarle l’11 luglio di quest’anno. La donna indica le stanze, i balconi un tempo fioriti e uno spazio verde di fronte l’immobile dove giocavano i bambini. Zia Fifina resta lì, seduta su una carrozzella, di fronte la casa che l’ha vista prima moglie e poi mamma, a chiedere protezione al conduttore televisivo partenopeo.
Il caparbio Giulio Golia cerca di fare chiarezza su quest’assurda vicenda, recandosi dal sindaco e allacciando contatti con la ditta che ha eseguito i lavori riuscendo nell’impresa di mettere allo stesso tavolo il primo cittadino, il possessore delle chiavi di casa, il direttore dei lavori, i tecnici comunali e il capo condomino, i quali hanno mostrato la loro disponibilità davanti alle telecamere incontrandosi addirittura alle 20.00 nella sede della ditta per poi prendere una decisione definitiva nelle camere del comune. Sono le 22.00 quando annunciano di aver trovato un accordo dopo la valutazione di una serie di documenti: venti giorni di tempo e definitiva assemblea condominiale, è questa la sentenza della delegazione.
Deve attendere ancora un po’ zia Fifina, dopo 17 anni di calvario: «Ho una certa età, non posso più pazientare. È disumano quello che fanno» ha commentato a caldo la donna, che nel frattempo ha trovato una sistemazione provvisoria. Ma riuscirà zia Fifina ad avere le chiavi della sua casa? Avremmo voluto assistere ad una conclusione diversa, ma per adesso la missione è compiuta solo a metà. Una cosa è certa: il programma “Le Iene” si è sostituito spesso in questi anni all’inerzia delle istituzioni, risolvendo intricati casi di emergenza, dando anche in quest’occasione una forte dimostrazione dell’inoperosità dei comuni. L’Italia, il posto più bello del mondo, è davvero caduta così in basso? Un Paese vittima di una burocrazia lenta e della superficialità dei suoi rappresentanti.
Non ci resta che aspettare insieme a zia Fifina, sperando che questa donna possa vivere gli ultimi attimi della sua esistenza nella casa dove è cresciuta, magari con Birillo che le scodinzola intorno, un desiderio che tormenta ormai da troppo tempo una signora che ha perduto anche il sorriso. Soltanto gli uomini in giacca e cravatta potranno coronare il suo sogno e non ci riferiamo di certo agli assessori, bensì agli inviati de “Le Iene”!
Per rivedere il servizio di Giulio Golia clicca qui.
[ads2]
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO
L’incredibile storia del ragazzo morto due volte: “Ecco cosa si prova”