22 Luglio 2015 - 13:45

Lettera a un bambino mai nato e la bellezza della vita

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Lettera a un bambino mai nato, uno dei libri più conosciuti al mondo, racconta come sia bello vivere nonostante le avversità, e trovare il coraggio per essere felici

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Lettera a un bambino mai nato è un volume di Oriana Fallaci, giornalista controcorrente, dal piglio apparentemente cinico ed una mente a prima vista maschile.

In esso rivela tutte le sue fragilità e le sue contraddizioni, che potrebbero rappresentare quelle di una donna alla scoperta che sta per diventare madre.

Lettera a un bambino mai nato racconta il coraggio di una donna che sceglie di portare avanti una gravidanza non regolarizzata dal vincolo matrimoniale, che vive in una società nella quale sono ancora inveterati i valori cattolici, con tutti gli evidenti controsensi dei quali lei disquisisce con lucidità e cinismo, da atea qual è. E snuda, con le sue riflessioni sul bigottismo, la falsa indignazione di coloro che li seguono ciecamente; con modi quasi sardonici.

Qui è  è scontata inoltre l’analisi di una figura maschile evanescente, che come molti pensa che quella di un figlio sia una preoccupazione di cui doversi liberare, ma che alla fine cede al fantomatico istinto paterno che lo porterà quasi a colpevolizzarla della perdita.

Il racconto  è un’altalena di emozioni che fa dondolare la mente ed il cuore della Fallaci, fatta di gioie e tenerezze infantili per l’inizio di una nuova vita e pessimismo, crudezza, perfino pensieri dolorosi per sé e per il nascituro, il quale però morirà nel suo ventre dopo i primi tre mesi.

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Lettera a un bambino mai nato e la bellezza della vita

Infatti è proprio la vita il fulcro di Lettera a un bambino mai nato. Una vita che non sempre è frutto di una scelta, dai contrastati risvolti etici e religiosi ma che, come traspare chiaramente dal pensiero della Fallaci, è e deve essere sempre vissuta, pur con tutte le sue tragedie.

Quella stessa vita che lei voleva disperatamente continuare a vivere e per la quale viene idealmente processata. Altra questione in Lettera a un bambino mai nato è quella dell’inizio della vita: quando si può considerare un feto un vero essere umano? Qui la Fallaci apre un dibattito ideologico tra fazione scientifica e cattolica che rivela la sua straordinaria attualità.

Lettera a un bambino mai nato tocca anche tematiche femministe come la considerazione sociale e religiosa della donna ed il suo ruolo, molto care alla giornalista, che affronta con appassionata e violenta tenacia, nel suo diritto di decidere del proprio corpo e della propria esistenza. E, inevitabilmente, di quella di un altro essere umano.

Alla fine della lettura lascia dentro un profondo senso di vuoto e tristezza, perché si tratta di un racconto delle aspettative recise. Esse non riguardano soltanto una creatura che non è mai venuta al mondo, ma quelle di una società che non era pronta (e neppure adesso), al cambiamento culturale.

Questo è un libro che tutte le donne dovrebbero leggere, per avere un’opinione scevra da costruzioni sociali e religiose sul senso della vita. Come dice la stessa Fallaci nell’ ultimo rigo dell’ultimo capitolo: “Perché la vita non muore mai”.

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