Lippi e Cannavaro insieme ancora una volta. Il ct e il capitano della Nazionale che trionfò ai Mondiali nel 2006, si sono ritrovati durante una diretta su Instagram. Insieme hanno parlato di calcio e della quarantena in atto. I ricordi migliori naturalmente appartengono alla vittoria in Germania.
La mente di Cannavaro va alla semifinale con i tedeschi, e ai quattro attaccanti schierati durante i minuti finali dei supplementari: “Io e Gigi ci siamo guardati e non capivamo”. Risponde Lippi: “In quel momento la partita non si giocava più a centrocampo, loro attaccavano e noi facevamo lo stesso. Ma, a differenza loro, avevamo una difesa che non faceva nemmeno nemmneno una gocciolina. Allora, ad un certo punto, mi sono detto: ‘Vediamo chi avrà ragione’.
E poi Del Piero era dall’inizio della partita che mi guardava, che voleva entrare. Quando l’ho messo in campo, mi sono girato verso la panchina e ho detto: ‘Scommettete che fa gol?’. Era carico da morire, fece 70 metri per seguire l’azione. Sono sempre stato molto equilibrato in carriera, ma in quel momento mi venne quell’idea”.
Durante i rigori con la Francia: “Ero tranquillissimo, ero convinto che avremmo vinto. Stavamo troppo bene con la testa e con il fisico. Nella mia carriera mi sono sempre scritto tutto sulla carta, in certi tornei mi segnavo anche i 5 o 6 rigoristi. Poi può capitare che a fine partite due o tre di loro non ci siano più e si debba cambiare.
Del Piero, per esempio, venne da me e mi chiese di fargli battere l’ultimo, come aveva fatto nella finale di Champions del 1996. Peccato però che a Roma vincemmo al quarto e quindi lui non tirò. La mia convinzione era che i più bravi dovessero calciare all’inizio. Quindi per primo doveva andare Materazzi, un ottimo rigorista.
Poi De Rossi secondo, Del Piero terzo e così via. Per assegnare il quinto mi guardai intorno. Gattuso si era già messo a sedere in panchina. Allora guardai Grosso e gli dissi: ‘Il quinto lo tiri tu’. Lui non ci credeva, ma gli dissi che lui era l’uomo degli ultimi secondi”.
Infine Lippi fa un paragone con il calcio moderno: “Oggi mi piace molto il calcio di Klopp, perché riassume quei principi di gioco che ho sempre pratica, con pochi passaggi e molte verticalizzazioni”.
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