5 Novembre 2020 - 18:11

Lombardia, il Dpcm spacca la Regione: reazioni

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Qualcuno vorrebbe impugnare il DPCM, altri ritengono le misure necessarie: le nuove restrizioni anti-Covid spaccano la Lombardia

Con il Dpcm in vigore da venerdì 6 Novembre 2020, il Premier Conte ha inserito la Lombardia in zona rossa, insieme ad altre tre Regioni (Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria) in cui il rischio di contagiosità da Coronavirus è considerato alto.

Il provvedimento ha però spaccato la Regione in due, tra coloro che ritengono le misure dure ma necessarie per arginare il contagio e tutelare la salute pubblica (i sindaci di Nembro e Sondrio, Cancelli e Scaramellini) e quelli che invece giudicano irresponsabili le decisioni del Governo.

L’ampia sponda dei malpancisti riguardo alle misure del nuovo Dpcm imposte alla Lombardia, è guidata dal Governatore  Attilio Fontana, la cui Lega preme sulle conseguenze economiche disastrose che un nuovo lockdown avrebbe sulla Regione “che contribuisce per un quinto al Pil nazionale, e rappresenta un terzo dell’export”, non rinunciando ad insinuare il dubbio che l’inserimento della Lombardia in zona rossa sia al più una mossa politica:

“La Campania, con una giunta di centrosinistra è zona gialla, il livello minimo. La Lombardia, con una giunta di centrodestra, è zona rossa, il livello massimo. Ognuno tragga le proprie conclusioni”.

Gli altri

Anche il Sindaco di Milano Sala, per una volta concorde con il pensiero di Fontana, nutre qualche dubbio sulla reale efficacia di queste misure, frutto, a suo dire, dell’elaborazione di  un sistema di dati troppo complesso. La richiesta del primo cittadino, che tuttavia “da uomo delle istituzioni” si impegnerà a far rispettare l’ordinanza “affinchè questo sacrificio che ci viene richiesto si trasformi in beneficio per la comunità”, è sempre stata quella di avere (anche nella seconda ondata) misure eque ed uniformi su tutto il territorio italiano.

Poca chiarezza sui ventuno indicatori che hanno portato all’istituzione della zona rossa in Lombardia hanno lamentato anche Gori (Sindaco di Bergamo), Del Bono (primo cittadino di Brescia), Palazzi (Mantova) e Galimberti (Cremona) che, per avere dei chiarimenti, hanno inviato una lettera al Premier Conte e al Ministro della Salute Speranza.

E mentre il Sindaco di Monza Dario Allevi si cruccia di aver saputo delle misure solo dalla tv dicendosi preoccupato delle conseguenze sociali (“tra rabbia e insofferenza”) che un nuovo lockdown potrebbe avere sulla gente, i Comuni della Bassa Lodigiana, dove in queste settimane si sono registrati meno contagi rispetto alle aree metropolitane della Lombardia, annunciano battaglia: il Sindaco di Codogno (prima zona rossa italiana), Francesco Passerini, si è detto addirittura pronto ad impugnare il Dpcm.