11 Marzo 2021 - 15:57

Lucio Dalla: 4 Marzo ’43 è stata la sua cura, il suo riscatto

Lucio Dalla

Esce domani, venerdì 12 Marzo 2021, Geniale?, riedizione dell’album con Gli Idoli pubblicato da Lucio Dalla nel 1991: all’interno anche una versione inaspettata del suo brano storico

Nel 2022 Lucio Dalla compirà ottant’anni. E anche se lui soffierà le candeline da un’altra parte, noi di qua giù – che da quando è partito abbiamo un po’ più paura del Lupo e le Sere dei Miracoli sono sempre più rare – lo festeggeremo lo stesso, magari ascoltando o riscoprendo la sua musica.

Per un traguardo così importante, Sony Music Legacy e Pressing Line (che sono diventate depositarie della sterminata eredità musicale e artistica di Lucio) stanno preparando una poderosa e segretissima celebrazione che dalla musica (tra inediti mai pubblicati e performance live mai riversate su un supporto fisico) abbracci anche altri ambiti artistici.

Nel frattempo, però, guardando al presente, esce domani “Geniale?”, versione restaurata e con registrazioni inedite dell’album di Lucio Dalla e Gli Idoli, pubblicato per la prima volta nel 1991, e afferente al periodo di intensa attività live del cantautore bolognese ben prima del successo a Sanremo con “4 Marzo ‘43” (1971)

Anima del progetto, di cui noi potremo godere grazie alla perizia restauratrice di Maurizio Biancani, è Giorgio Lecardi: “Negli ultimi anni, sono tornato in possesso di una serie di registrazioni, che avevo prestato ad un mio amico e non ricordavo di avere. Le avevo fatte ascoltare anche a Lucio, che aveva intenzione di lavorarci, prima che mancasse”.

Lecardi, storico batterista de Gli Idoli è, insieme a Bruno Cabassi (organo), la memoria storica del collettivo. Quest’ultimo racconta: “Io Lucio lo conoscevo da prima del ’66, sapevo come cantava. Gli avevo detto che suonavo in un gruppo e quando, dopo il suo primo Sanremo, ci chiese di accompagnarlo in alcune serate, accettammo subito (….) Il nostro repertorio era veramente esiguo, gran parte del gioco, la faceva l’improvvisazione”.

Cabassi diventa a questo punto un fiume in piena di ricordi. E così racconta di quando Lucio, durante una serata era senza voce, iniziò a fischiettare tutto il repertorio per non perdere l’ingaggio, o di quando a Rio De Janeiro Lui e gli Idoli, come dei veri uomini del Guinness, tennero un numero imprecisato di esibizioni dal tramonto all’alba ininterrottamente: “Lucio era puro istinto. Avevo anche provato a insegnargli qualcosa, ma lui già dopo poco mi disse – no, non fa per me (…) Un musicista non è tale perché conosce la musica. Lo è perché ce l’ha dentro, la musica.”

Istrionico, geniale, unico. Gli aggettivi per descriverlo, certo, si sprecano. Ma Lucio Dalla era anche uomo di profonda generosità; ha del commovente, in questo senso, il racconto di Marino Bartoletti, reso questa mattina nel corso dell’incontro stampa su Zoom legato a “Geniale?” “Io conobbi Lucio che aveva già alle spalle due Sanremo – con Paff, boom e Bisogna saper perdere . All’epoca tenevo un giornale “Pressing” e ci fece incontrare la nostra comune passione per il basket (…) Portare a casa gli ultimi numeri, con le poche risorse che avevo a disposizione, si rivelò veramente difficile. Lui tenne un concerto gratuito, e con gli introiti mi aiutò a ripagare i debiti”.

La storia musicale di Dalla si intreccia più volte con quella del Festival di Sanremo: il suo “vero” battesimo di fuoco nella kermesse musicale più popolare d’Italia avvenne tuttavia nel 1971 con “4 Marzo ‘43”. In quell’occasione Lucio si fece accompagnare sul palco dal violinista Renzo Fontanella (anche lui, per un periodo, componente degli Idoli) che conobbe sul treno del tour itinerante in giro per l’Italia che Sergio Endrigo tenne all’indomani della sua vittoria al Festival nel 1968.

“4 Marzo ’43 è stata una cura per Lucio”, racconta Cabassi con l’orgoglio fraterno che si riserva alle persone con le quali hai vissuto un pezzo importante della tua vita: “Agli inizi, tante volte ha pensato di mollare tutto. Quel successo lo ha rinfrancato e, dopo tutti i sacrifici, se l’è meritato tutto”. Poi sorride: “Pensate che noi 4/3/43 la suonavamo già un anno prima che arrivasse al Festival. Se qualcuno se ne fosse accorto, a Sanremo questa canzone non ci sarebbe mai arrivata”.

Il pezzo manifesto della storia musicale di Lucio Dalla è stato eseguito a Sanremo appena una settimana fa (al principio della Serata dedicata alla Canzone d’Autore) dai Negramaro: per l’occasione, Giuliano Sangiorgi e compagni hanno scelto la versione non censurata del brano.

Sul cambio di testo (“E ancora adesso che bestemmio e bevo vino per ladri e puttane io sono Gesù Bambino” è diventato “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto io sono Gesù Bambino”) l’ultima parola è di Tobia Righi, storico manager di Lucio:

“La RCA e lo stesso Lucio non avevano grosse aspettative su quel brano (…) Quando ci chiamarono per dirci che eravamo parte del cast di Sanremo, eravamo a Taranto per una serata. Ci chiesero di cambiare il testo: e probabilmente, senza tutto quel clamore, la canzone sarebbe passata inosservata”.