12 Marzo 2016 - 18:28

Luna Park, mostra fotografica. Intervista al curatore

Intervista a Luca Palermo curatore della mostra fotografica “Luna Park” di Danilo Donzelli, a Napoli alla Galleria E23  dal 2 marzo al 6 aprile 

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Ironia, ossimori di significato e significate si chiudono negli elementi paesaggistici  raccolti negli scatti di Danilo Donzelli nella sua mostra fotografica “Luna Park” a Napoli al Garage E23 dal 2 marzo al 6 aprile. La mostra, è il grido di una natura madre che l’ingordigia umana e la sua empietà stanno lentamente distruggendo quella natura che, silenziosamente, dà tanto senza chiedere nulla in cambio se non il giusto rispetto e l’attenzione necessaria alla sua salvaguardia. La critica e la  mostra è stata curata dal dott. Luca Palermo, che ha sottolineato, come la fotografia di Donzelli sia un mezzo terapeutico, un dispositivo di discorsività visiva capace di intessere legami e rimandi tra l’azione e la narrazione.

Luna Park, mostra fotografica. Intervista al curatore

Luna Park, mostra fotografica. Intervista al curatore

1.Dott. Palermo, com’è articolata la mostra, com’è la visione del paesaggio di Donzelli, dell’ambiente, della natura?

La mostra, dall’ironico titolo “Luna Park”, è un percorso sull’ingerenza dell’uomo nell’ambiente. Il sipario si apre dinanzi agli spettatori ed essi iniziano il loro percorso in quel Luna Park”, in quel parco dei divertimenti nel quale a divertirsi è unicamente l’uomo senza etica né morale, pronto a mortificare la natura per rincorrere i suoi interessi. E allora quel golfo di Napoli osservato da lontano da una roccia con le fattezze di un profilo umano sembra attendere, quasi rassegnato, l’ennesimo scempio; scempio che puntualmente si coglie negli scatti successivi: il cemento che nasconde e cela l’orizzonte, un bellissimo cielo azzurro la cui contemplazione è resa impossibile, ancora una volta, dall’agire umano; cartelli stradali abbandonati nel verde e quel verde che riesce a convivere con essi, quasi abbracciandoli e facendoli diventare una sua parte integrante. Donzelli gioca con gli elementi compositivi delle sue fotografie; gli ossimori di significato e di significante si schiudono negli elementi naturali: piante, arbusti, fiori, isolati e quasi decontestualizzati dialogano, con sapiente maestria, con il cemento; stabiliscono con esso rapporti e rimandi continui.

2.Danilo Donzelli, cosa si può dire riguardo alla sua formazione artistica?

Danilo si forma nel laboratorio fotografia di famiglia; nel 1995 acquisisce la qualifica di fotografo editoriale e nel 2008 avvia un suo studio fotografico ancora attivo. Frequenta master di giornalismo e fotogiornalismo. Partecipa a numerose mostre personali e collettive e, tra le altre cose, espone, nel 2002, un suo lavoro alla stazione della metro di Rione Alto sotto la direzione artistica di Achille Bonito Oliva.

3.Quali sono le stilistiche preferite da Danilo Donzelli? Quali sono stati i contributi originali che egli ha apportato o comunque cosa è rimasto, piaciuto di Donzelli, quali artisti lo hanno influenzato?

Per Danilo Donzelli la fotografia è, dunque, un mezzo insostituibile per fare “memoria visiva” dell’incidenza dell’uomo sul paesaggio e della sua ingerenza sulla natura: è fotografia terapeutica intesa come strumento di riattivazione della percezione e della sensibilità umana; è un dispositivo che oserei definire di discorsività visiva capace di intessere legami e rimandi tra l’azione (l’atto di scattare una fotografia) e la narrazione (ciò che lo scatto vuol significare).

La mostra di Danilo Donzelli, sarà visitabile fino ad aprile 2016 dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30

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