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Dopo le raccomandazioni dell’UE, gli annunci del Governo e le garanzie politiche, la manovra correttiva viene finalmente presentata alla platea italiana.
Come desunto dagli annunci dei giorni scorsi, anche in questo caso il provvedimento, su cui è stata posta la fiducia, presenta un forte tratto “gattopardiano” che, però, in questo caso ben si concilia con un atto fortemente politico.
In pratica, a differenza degli annunci degli scorsi giorni (in cui si paventava una solita strategia per uscire fuori dall’impasse di questi anni), è stato elaborato un testo che, più che agire sulla realtà dei fatti, impone dei veri e propri diktat per giustificare un’azione politica fin troppo pubblicizzata ma mai del tutto efficace.
Andando per ordine, e considerando i tratti più importanti della manovra correttiva, si può dire che ciò che emerge dal documento presentato oggi rappresenta una strenua difesa dello status quo, impost(o)ato negli ultimi due anni.
Il primo elemento su cui si fonda questa riflessione, si manifesta nella riproposizione, spesso senza considerare gli elementi fondanti del nostro ordinamento (vedi la figuraccia fatta con la nomina dei Direttori dei musei), di misure non solo fallimentari nel passato, come i voucher, ma anche totalmente inopportune allo stato attuale.
I nuovi libretti famiglia, una versione rivisitata (ma non tanto) dei vecchi buoni lavoro, gli incarichi internazionali per i direttori dei musei, i doppi incarichi per i politici e i provvedimenti per Alitalia e Consip, infatti, raffigurano esclusivamente un’azione politica per riaffermare, senza alcun tipo di logica, quanto fatto fino ad ora.
A questo, inoltre, si affianca anche la questione riguardante le prospettive che la manovra correttiva si pone.
Nata sotto la “stella” delle rassicurazioni per l’Europa, la manovrina, non garantendo praticamente nulla di quanto richiesto (o tutto, se la si veda sotto la prospettiva lavorativa), si pone un duplice obiettivo che da un lato investe il “qui ed ora”, rimarcando la celebre logica dell’io so io…, e dall’altro insiste su tutto ciò che fino ad ora ha portato il Paese in un pantano socio-politico-culturale.
Stando, quindi, a quanto fatto si rischierebbe sia un richiamo ufficiale dalla stessa UE, aggravando la posizione della nostra povera Italia a livello internazionale, che un paradosso economico in cui, nonostante la grande ondata di riformismo, si è andati ad incidere senza tener conto di ciò che realmente accade attorno.
L’apposizione della fiducia, infine, sarà determinante anche, e soprattutto, per gli scenari futuri, in quanto avrà il merito di far emergere le prossime strategie in vista delle imminenti (?) elezioni politiche e determinare la durata del Governo a termine guidato da Gentiloni.
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