Maria, Regina di Scozia: quando l’amore per il regno brucia l’anima
Maria, Regina di Scozia: la storia di due regine, due facce della stessa medaglia, analizzata da Zon.it
Maria Regina di Scozia: due donne, due vite parallele, due religioni, un unico obiettivo: il regno. Tutto ruota intorno ad bipolarità perfetta che si evince anche dalle ambientazioni, dai colori, dai costumi. Film d’esordio della regista teatrale Josie Rourke è un adattamento cinematografico della biografia My Heart Is My Own: The Life of Mary Queen of Scots di John Guy che cerca di raccontare attraverso le tappe storiche più salienti la storia di Maria Stuarda.
La trama e gli ideali paralleli
La regina Maria di Scozia, rivale per diritto di nascita della Regina Elisabetta I d’Inghilterra, è descritta come una donna forte, coraggiosa, anacronistica. Il film comincia quando Maria appena 18enne, torna dalla Francia già vedova: una volta a casa subentra al fratellastro Giacomo andando contro a tutti i suoi Lord. Dall’atteggiamento un po’ capriccioso alla presa di posizione è un attimo e Maria finisce ben presto per farsi nemici a corte. Primo fra tutti un pastore protestante, che una volta cacciato, inizierà ad aizzare il popolo contro di lei.
La religione e il passato
E’ proprio la religione la prima causa di divisione tra le 2 regine: Maria ha ricevuto un’educazione rigorosamente cattolica, mentre Elisabetta è protestante. La nazione stessa rispetta questi due schieramenti: cattolici contro protestanti e le lotte interne sono molte. Elisabetta di lotte ne porta impresse le cicatrici, essendo la figlia di Enrico VIII, nonché il responsabile della morte di sua madre Anna Bolena. Forse è proprio questo passato che allontana sempre più i loro ideali: da un lato vediamo una regina sognante e ribelle, dall’altro una regina austera e lungimirante. Le loro corti sostanzialmente si somigliano invece, piene di lord maschilisti che spesso e volentieri tramano e cospirano contro le loro sovrane, ma in nome del popolo.
Il film procede lungo due binari paralleli, che storicamente non si sono mai incontrati: nel film invece il confronto tra le due, quasi verso la fine, ha dato vita ad una delle scene più belle. Con un gioco di luci e ombre, in quella che sembrava una lavanderia cinquecentesca, Maria ed Elisabetta parlano e si rincorrono tra le lenzuola senza guardarsi. Suggestiva la parte in cui si vedono di profilo attraverso un lenzuolo: è qui che si arriva all’apice della conversazione.
Maria crede che una riconciliazione tra i due regni possa portare alla fine delle lotte interne e delle pressioni sociali. Elisabetta però, da sempre gelosa della sua bellezza e della sua fertilità, non può ascoltarla o aiutarla. La sua educazione protestante e il suo popolo glielo vietano: non accetterebbero mai un’alleanza con i cattolici dopo tutto quello che c’è stato per separarsene.
Il matrimonio e la maternità
Elisabetta e Maria sono opposte anche e soprattutto nella scelta del matrimonio e della maternità. La prima nonostante il desiderio di avere una famiglia rinuncerà a se stessa per il trono: una frase celebre del film rispecchia questa posizione. Parlando con un suo fidato lord afferma: “Sono più un uomo che una donna ormai”. Ed è proprio così che bisognava essere allora per vincere contro la supremazia maschile che vigeva. Per farsi strada e restare al potere non si poteva lasciare spazio ai sentimenti femminili; Elisabetta ha perciò imparato a sue spese a pensare e ad agire come un uomo, ottenendo il rispetto e l’approvazione di tutti.
Tale visione del mondo e del potere è stata chiaramente mostrata con Maria, che pur continuando a desiderare l’amore vero, ha fatto di tutto per dare un erede a entrambi i regni. Accecata dai sentimenti e dagli ideali, non si è accorta dei nemici che la circondavano tra i suoi lord e che ne hanno firmato la fine. Ucciso suo marito, cacciato da corte, ma senza il divorzio, fu costretta a sposare poco dopo la sua guardia del corpo, il duca di Bothwell.
E’ qui che appare una delle scene più enigmatiche del film: Maria si presenta all’altare in abito nero (lutto per il marito appena perso?), ma con il velo bianco. Con questo ultimo accadimento, conseguenza delle sue scelte non razionali, fu additata dai protestanti, sempre più fomentati, come una prostituta assetata di potere. Tutti volevano abdicasse in favore del figlio Giacomo, ma non lo fece sempre speranzosa di trovare nella cugina una valida alleata. In Inghilterra però fu rinchiusa per quasi vent’anni, finché un altro complotto non portò alla sua esecuzione, nel 1587.
Sono stati quindi proprio gli ideali a garantire il potere a una e una fine tragica all’altra. Un’opposizione complementare la loro, tra due donne intelligenti ma che non hanno saputo, ne potuto scendere a compromessi.
Luci e ombre: le due protagoniste
Le due regine sono state interpretate da due bravissime e bellissime attrici americane, che hanno saputo conquistare la scena, nonostante il film avesse un andamento lento e intrecciato. A dare volto alla regina di Scozia, l’emergente Saoirse Ronan, mentre Elisabetta è stata interpretata da Margot Robbie. Lo scorso anno entrambe hanno ricevuto una candidatura agli Oscar, la prima per “Lady Bird” e la seconda per “I Tonya”. Due film, che come questo, hanno mostrato sullo schermo due personalità femminili forti.
In Maria Regina di Scozia, le due donne sono state messe agli antipodi anche e sopratutto grazie ad una serie di luci, ombre e colori. Da un lato infatti abbiamo Maria e la Scozia, rappresentate con toni e colori freddi. Maria è quasi sempre vestita di blu, mentre il suo castello è cupo, roccioso come a rispecchiare la sua vita difficile e all’insegna della sofferenza e del tradimento.
Elisabetta invece, indossa spesso vestiti dai colori chiari. La sua corte è illuminata, così come i suoi appartamenti. Tutta luce esteriore però, dato lo stato d’animo della regina, insoddisfatta della sua femminilità, alla quale ha dovuto rinunciare per il bene del regno. Nonostante il suo fosse il regno riconosciuto dal popolo e per questo legittimato anche dalla luce, Elisabetta ha sempre vissuto nella paura e nell’invidia per la cugina, molto più bella e giovane di lei.
La sofferenza di entrambe
A marcare la sofferenza di Elisabetta, la scena del parto di Maria. In parallelo vengono mostrate entrambe: una intenta a realizzare fiori con la carta, l’altra a partorire. Alla fine delle due scene, Maria viene mostrata seduta a terra con il bambino tra le braccia, circondata dalle sue dame e il sangue sul pavimento. Elisabetta invece nella stessa posizione di Maria, sempre circondata dalle sue dame, ma con una sostanziale differenza: tra le mani non ha un figlio, ma carta e a terra non c’è il sangue, ma una distesa di fiorellini rossi. Tutte e due hanno ben impressa sul volto la sofferenza: per una è una sofferenza fisica, per l’altra mentale.
Margot Robbie è imponente nelle vesti della “regina vergine”, così com’è stata soprannominata Elisabetta I, la regina con il volto deturpato dal vaiolo e la votazione per il regno. Saoirse Ronan invece è la perfetta incarnazione di un eroina appassionata, sempre in lotta contro i soprusi maschilisti. Josie Rourke, regista della pellicola, ha optato per due protagoniste visionarie, l’una la controparte dell’altra, ma pur sempre donne coraggiose, segnate dal dolore. Entrambe hanno rinunciato a tutto, perfino alla loro anima per una causa maggiore: un regno giusto.
Dopo la morte di Elisabetta, nel 1603, il sogno di Maria si è realizzato: fu suo figlio Giacomo il primo a regnare sia sulla Scozia, sia sull’Inghilterra.
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