La vertà non sempre paga. Lo sapeva bene Mariasilvia Spolano, insegnante di Matematica e Femminista, che aveva preso parte alle manifestazioni del ’78 con un cartello “Liberazione omosessuale”.
Scrisse libri sugli insiemi e sulla liberazione femminista, si laureò con 110 e Lode ma, dopo quella esposizione, diventò improvvisamente popolare, fino ad intervenire nei convegni dell‘Udi.
Ma la sua notorietà fu controproducente: venne espulsa dalla scuola con la motivazione di indegnità, la sua famiglia la cacciò via di casa e così dovette dormire in strada. Cominciò così a vagare per le città.
Arrivò infine a Bolzano, dove la ricoverarono per un’infezione alla gamba ed era praticamente sconosciuta. Successivamente la accolsero in un rifugio Caritas ed infine nella Casa di Riposo “Villa Armonia”, dov’è deceduta.
Una mente brillante, un furore di giustizia ridotti al silenzio, quando avrebbero potuto dare un grandissimo apporto alla Storia, nonchè ai Diritti Civili.
Un’intersezionalità tra Femminismo e Lesbismo che poteva essere preziosa, ma è stata repressa dall’ignoranza e da un’odio prima senza nome, che adesso si chiama omofobia.
Un odio che ha ridotto alla solitudine ed infine ucciso una donna. Un’essere umana.
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